Costruire Ponti per un Futuro Inclusivo

I Patti di Comunità per un’Alleanza Educativa

EVENTO
6 ottobre 2023, Roma

Un evento, organizzato dalla Rete EducAzioni, che vuole agevolare il confronto e il dialogo circa lo strumento dei Patti Educativi, chiave importante per il successo formativo e la costruzione dell’autonomia personale dei bambini e delle bambine, e per garantire un percorso di istruzione di qualità. I patti educativi di comunità riconoscono e sostengono la funzione costituzionale della scuola e gli obiettivi del sistema pubblico di istruzione.

Stipulare patti, coinvolgendo soggetti diversi, agevola percorsi di rigenerazione sociale, culturale, ambientale e urbana, e diviene primo tassello irrinunciabile nel percorso di prevenzione ai fenomeni di disagio, subalternità, deprivazione, arricchendo il percorso educativo per garantire la piena attuazione dei diritti, lo sviluppo delle capacità dei bambini, delle bambine, degli adolescenti e delle adolescenti e la crescita delle competenze di cittadinanza di tutte e di tutti.

L’evento coinvolge Istituzioni, Forze politiche, Sindacati, Dirigenti Scolastici ed Enti del Terzo Settore per una collaborazione proficua che rifletta sulle tante e diverse esperienze di Patti educativi realizzati in questi anni, sulle direzioni e i metodi per realizzare interventi sinergici nelle scuole e nei territori, nonché alleanze educative forti e coese, capaci di attivare tutta la comunità educante, valorizzando le risorse e arginando fenomeni del nostro Paese legati alla dispersione scolastica e alla povertà educativa.

LEGGI QUI IL PROGRAMMA

ISCRIZIONE ALL’EVENTO
Per partecipare, date le dimensioni dell’Aula, è obbligatorio iscriversi tramite il modulo di registrazione, che sarà attivo fino ad esaurimento posti. 
Per qualsiasi informazione è possibile contattare l’indirizzo: reteeducazioni@gmail.com.

I BAMBINI IN TESTA. Prendersi cura dell’infanzia a partire dalle famiglie

Un libro di Giorgio Tamburlini

I bambini
in testa

di Giorgio Tamburlini

2023

Il Pensiero Scientifico Editore

LEGGI L’INDICE E LA PRESENTAZIONE DI PAOLA MILANI

Il libro

Salute e sviluppo dei bambini sono soprattutto nelle mani e nella testa dei loro genitori. Ma è compito della società mettere questi nella condizione di svolgere al meglio il loro ruolo intervenendo precocemente, ben prima della nascita del bambino e in anticipo rispetto all’emergere di eventuali problemi. È quindi necessario e urgente investire, molto più di quanto si faccia attualmente, sui primissimi – e così importanti – periodi della vita.

I bambini hanno tutto il diritto di essere rimessi “in testa” non solo alle preoccupazioni dei loro genitori, ma anche alle priorità di una società che si voglia bene e guardi avanti.

Nella prima parte il volume presenta una sintesi, di taglio divulgativo, delle conoscenze sullo sviluppo del bambino nei primi anni di vita e sui fattori che lo determinano.

Nella seconda parte propone un’articolazione di interventi – un “sistema 0-6” che deve trovare interpreti sia a livello del governo centrale che, soprattutto, dei governi locali – che vede il coinvolgimento di più settori (della salute, dell’educazione, delle politiche e degli interventi sociali, della cultura, per citare i più importanti), per far sì che tutte le famiglie possano disporre delle risorse materiali e personali per dare a tutte le bambine e a tutti i bambini le migliori opportunità per partire bene nella vita.

Giorgio Tamburlini

Pediatra, è stato Direttore Scientifico dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste. Oltre al lavoro clinico, ha svolto attività di ricerca, insegnamento e consulenza. Ha lavorato per ONG, centri di ricerca e agenzie internazionali, occupandosi in particolare di linee-guida per l’assistenza pediatrica nei Paesi in via di sviluppo, dei servizi sanitari per madri e bambini e dei programmi di sostegno allo sviluppo nei primi anni (Early Child Development).
Presidente del Centro per la Salute del Bambino, è cofondatore di Nati per leggere e ideatore del programma Un villaggio per crescere.


CRISI DEMOGRAFICA

Politiche per un paese che ha smesso di crescere

Un libro di Alessandro Rosina (2021)

L’Italia è uno dei paesi al mondo in cui l’inver­no demografico è più accentuato. Se gli attuali trend non verranno invertiti, inevitabilmente si andrà incontro a criticità irrimediabili. Quello che distingue il nostro dagli altri paesi avanzati con natalità più elevata non è un minor numero di figli desiderati, ma politiche meno efficienti a favore delle famiglie e delle nuove generazioni.
Il saggio Crisi demografica di Alessandro Rosina – forse la più ag­giornata, organica e propositiva disamina del tema – delinea uno scenario italiano reso ancora più drammatico dagli effetti della pandemia, che ha causato un’ulteriore flessione delle nascite. Oggi ci troviamo di fronte a un bivio ineludibile: da un lato c’è il sentiero stretto e in salita che porta alla nuova fase di sviluppo eco­nomico e sociale resa possibile dai fondi europei (non a caso denominati Next Generation Eu) e dall’altro, se questa occasione unica non verrà colta, l’ampia strada verso un declino irreversi­bile e insostenibile. La scelta richiede grande chiarezza di intenti e ancor più grande determi­nazione nell’imboccare il percorso verso il futuro. Rosina mostra la fattibilità di questa prospet­tiva delineando concrete politiche sistemiche – dai servizi per l’infanzia all’assegno unico e universale per i figli, fino a incisive riforme del mondo del lavoro – per consentire alle nuove ge­nerazioni di sentirsi davvero protagoniste in un paese che cresce con loro.

Alessandro Rosina è professore ordinario di Demografia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dirige il «Center for Applied Statistics in Business and Economics». È tra i fondatori della rivista online «Neodemos» e coordinatore scientifico della principale indagine italiana sulle nuove generazioni, il «Rapporto giovani» dell’Istituto G. Toniolo. Con Vita e Pen­siero ha pubblicato Un decalogo per i genitori italiani. Crescere capitani coraggiosi (2009, con E. Ruspini), NEET. Giovani che non studiano e non lavorano (2015), Il futuro non invecchia (2018).

L’assegno unico sarà anche universale?

COMUNICATO 1 OTTOBRE 2021

Il mese di settembre è finito, assieme alla scuola in presenza è ripartito il Paese e Governo e Parlamento sono impegnati a realizzare le riforme richieste dal PNRR. Su alcune partite importanti che riguardano milioni di famiglie, però, i lavori sembrano aver subito uno stop e si avverte il rischio di una nuova frammentazione delle misure a sostegno della genitorialità e della crescita di bambini e bambine.

Alleanza per l’Infanzia in più occasioni ha chiesto un’interlocuzione con il Governo e ha proposto linee guida e documenti per sostenere una visione strategica, coerente e integrata degli strumenti legislativi e delle risorse economiche da impiegare per investire nell’infanzia e adolescenza e a sostegno di genitori e famiglie: politiche  di conciliazione, lavoro agile, congedi, sviluppo dei servizi educativi, tempo pieno, assegno unico universale e tutti gli interventi previsti dal  disegno di legge sulle politiche per le famiglie, presentato dalla Ministra Bonetti (Family Act) ed evocato anche nel PNRR. Ora però la sensazione è che le singole misure non solo procedano in ordine sparso, senza che ancora sia formalizzato il disegno, ma anche con difficoltà e ritardi.

In particolare, preoccupa il ritardo dell’esecutivo sui decreti attuativi del cosiddetto “Assegno unico universale”, misura importante e attesa che va a riordinare, semplificare, rafforzare ed estendere le precedenti frammentate misure a sostegno dei figli a carico, ponendosi esplicitamente gli obiettivi di sostegno alla genitorialità e di promozione della natalità e dell’occupazione, soprattutto femminile.

Il Governo ha ricevuto la delega a istituire l’assegno unico e universale il 1° aprile. Per poter introdurre a regime, come previsto, l’AUU dal primo gennaio 2022, i competenti Ministeri della famiglia, lavoro e politiche sociali, economia e finanze dovrebbero aver già predisposto i decreti attuativi, che, tenendo conto dei criteri stabiliti dal Parlamento nella legge delega, hanno il compito di mettere a terra questo importante beneficio economico per le famiglie. Siamo invece a tre mesi dalla fine dell’anno e nulla ancora si sa su come concretamente funzionerà l’assegno, se vi avranno accesso tutti, quale sarà l’importo minimo, quanto inciderà la parte variabile sulle diverse famiglie.

Se l’assegno temporaneo introdotto per il secondo semestre 2021 è un buon indizio degli orientamenti prevalenti a livello governativo, c’è da essere fortemente preoccupati date le criticità che già sono state evidenziate su tale strumento nel corso delle audizioni parlamentari di diverse entità appartenenti ad Alleanza. L’assegno temporaneo, infatti, ha sì allargato la platea dei beneficiari a categorie prima escluse (autonomi e incapienti senza assegno al nucleo familiare), ma ha molto ridotto il suo carattere universale, stante che la forte progressività, a finanziamento dato, è andata a scapito della significatività dell’assegno per un’ampia parte del ceto medio, indebolendone il ruolo di sostegno alla genitorialità e alle scelte positive di fecondità.

Pur condividendo l’esigenza di sostenere di più le famiglie e i minorenni in condizione di difficoltà economica, Alleanza per l’Infanzia ritiene che, per evitare che questa preoccupazione stravolga gli obiettivi originari dell’istituto, occorra, da un lato,  accompagnare la progressività con un rafforzamento della parte fissa (l’importo minimo che rende l’assegno effettivamente universale, come ad esempio nella proposta fatta da Alleanza assieme ad Arel e a Fondazione Gorrieri), dall’altro  prevedere e finanziare eventualmente una norma di salvaguardia che protegga da perdite nel processo di transizione le famiglie di lavoratori dipendenti a basso reddito.   

Ritiene, inoltre, di fondamentale importanza che le norme che verranno siano coerenti con la normativa comunitaria in ordine alla non discriminazione di cittadini stranieri.

In ogni caso, Alleanza per l’Infanzia si rammarica che decisioni così cruciali per la fisionomia che prenderà concretamente l’AUU avvengano in ritardo, senza consentire un confronto tra le diverse opzioni. È disponibile perciò a portare in tutte le sedi utili il contributo di idee, competenza e esperienza delle tante organizzazioni, ricercatori e ricercatrici che la compongono.

LA PAZIENZA È FINITA: LA SCUOLA IN PRESENZA A SETTEMBRE È L’UNICA OPZIONE IN CAMPO. LA RETE EDUCAZIONI CHIEDE AL GOVERNO DI AGIRE IN QUESTA DIREZIONE

COMUNICATO #EDUCAZIONI 20 LUGLIO 2021

La pazienza è finita

Il Governo ed il Ministro dell’Istruzione sanno bene che siamo il Paese con le chiusure più lunghe d’Europa e devono evitare che questa situazione si prolunghi ancora il prossimo anno scolastico. Gli effetti di questa politica sono stati drammaticamente testimoniati anche dai risultati dei test Invalsi. Eppure, a metà luglio nulla ancora è stato approntato per garantire che tutte le scuole italiane in ogni grado scolastico, incluse le secondarie di II grado, possano riaprire in presenza con tutte le necessarie garanzie di sicurezza per la salute e le possibilità di apprendimento di bambine/i e adolescenti. Al punto che, nonostante lo stesso CTS ne abbia denunciato l’effetto negativo non solo sugli apprendimenti, ma anche sul benessere psicologico, non viene esclusa la possibilità di un ritorno alla DaD.

È molto grave che, dopo un anno e mezzo di pandemia e due anni scolastici affrontati in modo emergenziale, siamo ancora al punto di partenza.

Bar, ristoranti, piscine, discoteche, turismo sono certo importanti, ma la scuola è indispensabile al Paese. Non è accettabile che in un paese civile, tra i più ricchi al mondo, la preoccupazione prevalente, se la salute pubblica è a rischio, siano le compatibilità con le attività commerciali, non anche e soprattutto l’educazione delle giovani generazioni.
Non è solo questione di DaD. Con la didattica a distanza le scuole hanno fatto il massimo per dare continuità alle attività formative, ma la difficile situazione che si è determinata è solo la spia della trascuratezza con cui è stata considerata la scuola negli ultimi decenni, in contrasto con la sua funzione di riduzione delle disuguaglianze sociali nelle possibilità di apprendimento e di sviluppo delle capacità.

Un Paese benestante e ignorante è destinato al declino. La pandemia ha solo peggiorato una situazione già compromessa. Oggi non abbiamo più margini di resilienza. Le perdite di apprendimento e socialità hanno toccato tutti, ma la DaD ha amplificato le disuguaglianze: nella disponibilità di dispositivi, nella adeguatezza delle abitazioni, nelle capacità di sostegno da parte dei genitori, nella qualità e disponibilità di relazioni. Ha anche troppo spesso riprodotto tutti i vizi della didattica trasmissiva. Ripercorrere i passi già compiuti sarebbe oggi irresponsabile, per chi ha il dovere di ridare un futuro a questo paese.

Non possiamo solo sperare, per altro vanamente, che i dati del contagio non crescano. È responsabilità della politica AGIRE oggi sapendo che a settembre saremo in mezzo ad una nuova ondata e garantire da subito le condizioni per la scuola in presenza. Vaccinare è necessario, ma non è sufficiente, tantomeno la panacea per tutti i problemi che vanno affrontati per garantire la scuola in presenza.

La scuola in presenza è l’Opzione zero

Non ci sono alternative efficaci alla scuola in presenza. Questa deve essere sempre la prima opzione ed è necessario un impegno categorico di tutti gli attori per attuare le misure per garantirla, evitando nuovamente il facile ricorso ad alternative inadeguate.

Un’agenda per uscirne tutte e tutti insieme

Da tutto ciò che non è stato fatto si ricava un’agenda puntuale di impegni, azioni ed opportunità:

NON è stato affrontato in modo sistemico il problema dei trasporti.

NON si è pianificato il rapporto con le ASL, per il tracciamento.

NON si sono cercati gli spazi, pubblici e privati, per moltiplicare le aule e mettere in sicurezza i ragazzi ed il personale.

NON si è ridotto il numero di alunni per classe.

NON si è adeguato l’organico.

NON si è fatto alcun passo avanti per contrastare le disuguaglianze nelle possibilità di fruire efficacemente della DaD, derivanti da condizioni socio-economiche familiari o da condizioni di disabilità.

Il Ministro dell’Istruzione e il governo devono mettere in atto tutti i processi necessari per garantire a partire da settembre e per tutto l’anno scolastico una scuola in presenza di qualità e sicura, che consenta a tutte le studentesse e gli studenti le opportunità di apprendimento e crescita che spettano loro di diritto.

Restano 50 giorni che ci separano dal nuovo anno scolastico. Ci sono 8 settimane, ogni settimana un passo avanti: SI PUO’ FARE! Le risorse finanziarie, professionali e culturali ci sarebbero, solo se si decidesse di dare davvero priorità alla scuola e alle giovani generazioni. Il Ministro ha assicurato il suo impegno in questa direzione. Noi ci impegniamo a un monitoraggio puntuale.

Vanno istituiti subito, in ogni territorio, Patti territoriali di governance in cui le scuole, le altre istituzioni, il terzo settore, il privato disponibile, esplorino tutte le opportunità fornite dal territorio e delineino i piani per garantire l’apprendimento in presenza, tenendo in considerazione tutti i diversi scenari di evoluzione del quadro sanitario.

Va accelerata e completata la campagna vaccinale, per gli insegnanti e gli studenti che ne hanno l’età, secondo le recenti indicazioni del CTS.

Vanno evitate deroghe alla scuola in presenza decise su base locale disattendendo le indicazioni nazionali.

Va data attuazione alle misure contenute nel Patto per la scuola al centro del Paese, siglato tra governo e organizzazioni sindacali per superare le difficoltà endemiche del sistema scolastico.

Infine, va avviata subito una riflessione sistematica sulla scuola, il suo funzionamento, i suoi obiettivi, le sue strutture e un immediato potenziamento dell’offerta educativa di qualità, scolastica ed extra-scolastica, soprattutto nelle aree territoriali oggi più deprivate e in generale nei contesti dove si sono riscontrate maggiori sofferenze sul piano sia degli apprendimenti sia socio-emotivo e relazionale.