Ripartiamo dai bambini: non servono toppe, ma un vestito nuovo

28 MAGGIO 2020
Intervista di Sara De Carli a Alessandro Rosina

Per Alessandro Rosina, uno dei portavoce dell’Alleanza per l’Infanzia, le due priorità a cui dare subito risposta sono i servizi per l’infanzia (la fascia 0/3 non è coinvolta nemmeno nei centri estivi) e il contrasto alla dispersione scolastica per gli adolescenti.

«Le soluzioni contingenti e frammentate sono come le toppe che si mettono ad un vestito sgualcito, che nel complesso risulta sempre fuori misura. Abbiamo invece bisogno del disegno di un vestito nuovo»

Bambini e ragazzi finora sono stati invisibili, con una pressoché totale rimozione della dimensione educativa della crisi. Ma adesso, che fare? Come cambiare le cose? Da più parti si dice che devono essere al centro per la ripartenza, si moltiplicano gli appelli e i manifesti, le agende e le proposte. Alessandro Rosina è uno dei portavoce dell’Alleanza per l’Infanzia: a lui chiediamo di indicarci due priorità.

LEGGI L’INTERVISTA SU VITA

Decreto Rilancio. Alcuni passi in avanti per i diritti di bambini, adolescenti e genitori ma ancora molta strada da fare

DOCUMENTO DI SINTESI

Il recente “Decreto Rilancio” (DCPM 34, 19 maggio 2020) ha l’obiettivo di sostenere la ripresa economica e sociale in Italia nei prossimi mesi, stanziando fondi pari a circa 55 miliardi. Si tratta di un testo molto articolato, che affronta molte tematiche e si pone obiettivi all’altezza della sfida portata dalla pandemia.

L’Alleanza per l’Infanzia valuta positivamente una serie di disposizioni presenti in tale Decreto riguardanti le famiglie, i bambini e ragazzi, ma, allo stesso tempo, rileva il perdurare di numerose e preoccupanti criticità, relative sia ai contenuti del Decreto, che alla mancanza di indicazioni e interventi che appaiono sempre più urgenti, a partire da un Piano per la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado. Se è comprensibile la difficoltà di organizzare un intervento strutturato e ampio nel campo delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza e per i genitori con figli in una situazione di drammatica emergenza come quella attuale, tuttavia i bisogni socio-educativi ed educativi dei bambini e degli adolescenti, così come delle loro famiglie, necessitano maggiore attenzione.
Di seguito si riportano i principali aspetti positivi del “Decreto Rilancio” ma anche i molti e preoccupanti elementi di criticità dello stesso.

Elementi positivi

A livello generale, l’Alleanza valuta positivamente il fatto che, a differenza di quelli che lo hanno preceduto in questi mesi di emergenza, il Decreto Rilancio si occupi esplicitamente anche dei diritti dei bambini, ragazzi e delle loro famiglie. In particolare, sono apprezzabili e condivisibili:

  1. la volontà di sostenere anche economicamente il sistema educativo per i bambini di età compresa tra 0 e 6 anni; in questo senso, è opportuna la scelta di ribadire come il sistema 0-6 faccia parte del più ampio settore educativo e di istruzione;
  2. l’impegno per la riapertura delle scuole tramite investimenti per acquisto materiali, adeguamento spazi, innovazione didattica, misure di prevenzione sanitaria;
  3. il maggiore sostegno rispetto ai mesi passati ai soggetti del terzo settore attivi nel campo degli interventi per la prima infanzia, che in questo periodo sono entrati in spesso profonde difficoltà finanziare; in tal senso, è importante la nuova stesura dell’art.48 (ex Decreto Legge n.18/2020 convertito in Legge 27/2020), che prevede come le pubbliche amministrazioni siano autorizzate al pagamento dei gestori privati rispetto l’importo dovuto per l’erogazione del servizio secondo le modalità attuate precedentemente alla sospensione; sempre in questa ottica, sono apprezzabili l’incremento dei fondi per i soggetti pubblici e privati che svolgono servizi socio-educativi per la prima infanzia, a copertura del mancato versamento delle rette o delle compartecipazioni da parte delle famiglie fruitrici di questi servizi prima della pandemia;
  4. l’impegno di sostenere, tramite risorse destinate ai Comuni, sia attività educative e ricreative durante l’estate per i bambini dai 3 ai 14 anni che iniziative di contrasto alla povertà educativa;
  5. l’attenzione alle situazioni di criticità del Mezzogiorno con lo stanziamento di 120 milioni per l’anno 2020, di cui 20 milioni per il contrasto alla povertà educativa;
  6. il riconoscimento dell’assegno per il nucleo familiare alle medesime condizioni anche ai lavoratori con trattamento di integrazione salariale;
  7. le disposizioni relative al congedo parentale straordinario e al lavoro agile.

Al di fuori del Decreto, va valutata positivamente anche l’approvazione delle “Linee Guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini e adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid-19”, nella misura in cui permette agli enti locali di poter organizzare tali attività entro un quadro certo di norme comuni, anche se non ne va sottovalutato il rischio, se non accompagnato da linee guida educative, che l’aspetto sanitario prevalga, fino a stravolgerlo, su quello educativo.

Persistenti criticità e rischi irrisolti

Continua a prevalere, anche in questo Decreto Rilancio, una visione disorganica e frammentaria degli interventi sui temi dell’infanzia e adolescenza. Inoltre i temi della conciliazione famiglia-lavoro in generale e specificamente nella attuale situazione segnata dalla epidemia sono affrontati in modo molto parziale. Vi è una scarsa attenzione per i diritti e bisogni educativi e di socializzazione di bambini/e e ragazzi/e in quanto tali. In questo senso, occorre una maggiore considerazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti in quanto persone, prestando attenzione alle loro specificità e necessità.

In particolare, per quanto riguarda i diritti e bisogni educativi dei bambini e ragazzi:

  • vi è una forte sottovalutazione dei bisogni dei più piccoli, in particolare dei bimbi/e in età 0-2. Per loro il Decreto rilancio e le linee guida non prevedono nessun intervento durante il periodo estivo, nonostante siano, insieme a quelli in età 3-5, quelli che meno hanno potuto essere sostenuti dai servizi educativi durante il periodo del lockdown e nonostante siano nell’età in cui è più cruciale investire per evitare il consolidamento di disuguaglianze nello sviluppo delle capacità. Sarebbe invece necessario incominciare a dare attuazione da subito all’intenzione di ampliare un’offerta educativa che anche in condizioni di normalità pre-epidemia era drammaticamente sotto-dimensionata (coprendo solo il 26% della fascia di età) e distribuita in modo molto disomogeneo a livello territoriale.
  • Manca un serio piano che metta al centro la questione delle riaperture e del riavvio della didattica in presenza per tutto il sistema educativo, sia 0-6 che scolastico. Il primo passo per la riapertura dei servizi educativi 0-6 e delle scuole dovrebbe essere costituito da una revisione delle piante organiche volta ad aumentare il rapporto fra docenti e numero di alunni (e di conseguenza il numero delle sezioni/classi). Occorre anche prevedere di stanziare le risorse necessarie per formare insegnanti, educatori operatori sui protocolli sanitari da seguire/applicare ma anche e soprattutto su come riorganizzare le attività rispettando tali protocolli.
  • Occorre una pianificazione dei tempi di riapertura delle scuole, che preveda quanto meno un calendario scolastico, soprattutto nella fase di inizio dell’anno scolastico, così come l’ampliamento del tempo scuola e quindi un’apertura ovunque nell’arco dell’intera giornata, anche per favorire flessibilità oraria e organizzativa indispensabili per rispettare il distanziamento interindividuale; occorrono disposizioni nazionali sulla didattica a distanza. Questa comunque non può essere la forma didattica principale per nessun ordine di scuola, e soprattutto nella scuola primaria e nel primo e ultimo anno di ogni ciclo.
  • Se è apprezzabile lo sforzo compiuto per iniziare a garantire risorse finalizzate alla sicurezza e protezione nelle istituzioni scolastiche statali e per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell’anno scolastico 2020/2021, con un importo di circa 40.000 euro per struttura scolastica, occorrerà valutare se lo stanziamento sarà sufficiente rispetto agli obiettivi, avendo, comunque, ben presente che il problema della sicurezza strutturale degli edifici scolastici rimane sempre drammaticamente sul tavolo.
  • Il dibattito sulla riapertura delle scuole e dei servizi educativi fino a oggi è stato comprensibilmente orientato a trovare standard di sicurezza e operativi che permettano la riapertura delle attività ludico-ricreative per l’estate e poi per la ripresa della scuola a settembre. È necessario e urgente aprire un dibattito anche sulla dimensione educativa per assicurare che l’aspetto – seppure fondamentale – del controllo si integri positivamente e in modo efficace con quello della socialità, della qualità dell’interazione, del sostegno allo sviluppo delle capacità. Per questo ci sembrano fondamentali tre aspetti: un’attenzione specifica all’educazione di bambini e famiglie alle nuove regole dello stare insieme, per una maggiore responsabilizzazione – nelle fasce dei più grandi – e partecipazione all’organizzazione delle nuove attività; una riflessione sulle modalità didattiche e pedagogiche più efficaci non solo nel contesto dell’emergenza, ma anche per il futuro; un investimento specifico in servizi di sostegno psicologico che aiutino i bambini e i ragazzi ad elaborare il vissuto di questo particolare periodo. Tale aspetto appare per ora completamente trascurato nell’approccio del Governo ed è invece fondamentale.
  • Si prevedono risorse per interventi volti alla digitalizzazione e a colmare il digital divide; tuttavia, occorre riconoscere maggiore importanza e attenzione alla necessità di formazione sull’uso delle tecnologie informatiche. Se si vuole fare della didattica on line uno strumento di supporto alla didattica tradizionale, non è sufficiente dotare le scuole e gli studenti degli strumenti necessari o dare in comodato d’uso strumenti informatici, ma bisogna progettare corsi di educazione al digitale per studenti e insegnanti. Per molti studenti non è solo questione di non avere gli strumenti ma soprattutto di non saperli usare (e di non poter essere supportati in questo dalle famiglie, a loro volta prive di educazione digitale).
  • L’Italia, purtroppo, si caratterizzava già prima della pandemia per un alto tasso di dispersione scolastica, per la diffusa presenza di NEET (giovani che non studiano e non lavorano), così come di molti studenti che acquisiscono basse competenze all’interno del circuito scolastico. La recente pandemia non ha potuto che peggiorare il quadro con un elevato numero di bambini e ragazzi che in questi mesi hanno avuto accesso a poca o nessuna offerta di didattica a distanza (il 20% circa le stime del MIUR, con alte concentrazioni soprattutto tra i bambini e ragazzi socialmente svantaggiati), soprattutto nelle famiglie con inadeguate risorse socio-culturali. Data la gravità della situazione appare inaccettabile che non sia stata ancora programmata alcuna attività di sostegno nei prossimi mesi prima della ripresa a settembre, lasciando che a rispondere sia solo l’associazionismo civile (dove lo riuscirà a fare su base volontaria). Anche le linee guida (sanitarie) relative all’apertura delle attività estive organizzate per bambini e ragazzi danno indicazioni solo per i centri estivi e solo limitatamente ai bambini e ragazzi dai tre anni in su. Nulla dicono in relazione alle attività di contrasto alla povertà educativa, che quindi sembrano rimandate implicitamente all’autunno, con rischi di aggravare ulteriormente la situazione; in questa ottica occorre, inoltre, che il finanziamento di centri estivi e le azioni di contrasto alla povertà siano inserito in una visione organica di intervento e, soprattutto, di integrazione con il sistema scolastico e con i servizi per la prima infanzia. Il rischio molto concreto è, da un lato, una drastica perdita di competenze e conoscenze da parte di molti studenti, dall’altro, un forte aumento dell’abbandono scolastico. È, quindi, fondamentale non abbandonare questi giovani a se stessi in un periodo di forte fragilità. Ciò richiede, innanzitutto, l’adozione di interventi che mirino alla loro identificazione (grazie all’aiuto che dirigenti e insegnanti possono offrire in tal senso) e poi un sostegno a loro rivolto durante l’estate, anche con piani personalizzati mantenendoli agganciati al sistema dell’istruzione, con risorse aggiuntive per il mondo della scuola e anche con la collaborazione dell’associazionismo civile. Una tale sperimentazione potrebbe costituire un’utile esperienza da sviluppare in modo sistematico alla ripresa dell’anno scolastico e, quindi, anche in tempi normali.
  • In questa ottica occorre pensare a opportunità di formazione e di impiego, anche rafforzando la Garanzia giovani, affinché non si aggravi ulteriormente la situazione degli adolescenti e giovani che hanno abbandonato la scuola, estromettendoli definitivamente dalla possibilità di partecipazione al mondo del lavoro e quindi, assicurare l’allocazione di risorse e la ripresa di tutte le iniziative volte a supportare la transizione al lavoro e alla vita adulta per i minorenni che raggiungono la maggiore età.
  • La fase emergenziale ha visto aumentare le disuguaglianze educative anche in riferimento agli alunni con disabilità e ai loro genitori, generando molto frequentemente una regressione nelle competenze già acquisite e un isolamento sociale. La didattica a distanza ha mostrato particolari inefficienze nell’uso della tecnologia, spesso escludente e inaccessibile, sovraccaricando ancora più il ruolo del genitore del bambino con diversi gradi di disabilità. Risulta, perciò, necessario coinvolgere le diverse associazioni e organizzazioni competenti nei tavoli di lavoro per la valutazione del decreto Rilancio e nella richiesta di un piano d’inclusione per la riapertura delle attività educative nel periodo estivo e da proseguire anche una volta iniziato il nuovo anno scolastico.
    Con riferimento in particolare ai servizi educativi e alla scuola, si chiede: la continuità educativa dell’insegnante di sostegno; prevedere formazione per docenti curricolari e di sostegno di ogni ordine e grado, e per i genitori, su DAD inclusiva; incentivare la modalità di lavoro in piccoli gruppi, anche in caso di DAD, e includere sempre la quota di alunni con disabilità anche in caso, non auspicabile, di rientro con quote 50% in presenza e 50% DAD; tenere in considerazione tutte le diverse disabilità nella programmazione, non solo le intellettivo-relazionali, ma anche motorie e con diversa vulnerabilità a malattie; prevedere adozione di piattaforme DAD e di ambienti-classe disegnati in maniera inclusiva e non discriminanti; ribadire il principio che il bambino con disabilità fa parte della classe e non è solo dell’insegnante di sostegno.
  • Occorre sostenere maggiormente sia le amministrazioni locali (a partire dai Comuni), che il mondo della scuola ed il Terzo settore e l’associazionismo civile, dato il loro contributo fondamentale per la tenuta della comunità educante, che è fatta di famiglie, docenti, operatori/trici, che costituiscono la rete fondamentale per l’educazione e la formazione dei bambini e degli adolescenti. Le risorse destinate alla rete dei servizi socio-educativi ed educativi rischiano di non essere sufficienti rispetto alla drammaticità di molte situazioni e ai bisogni. In questa ottica appare fondamentale fissare dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di infanzia e adolescenza e parametrare di conseguenza le politiche progettate.
  • Il sostegno necessario non è solo di tipo economico, ma anche in termini di modello di governance da adottare sia a livello nazionale che locale. Innanzitutto, riteniamo necessaria una regia istituzionale a livello nazionale che veda, da un lato, una maggiore integrazione fra Ministeri (a partire da quelli della Famiglia e della Scuola), dall’altro un maggior coinvolgimento nei tavoli di lavoro di rappresentanti delle parti sociali, del terzo settore e dell’associazionismo civico. È poi quanto mai urgente la necessità di favorire l’istituzione o il consolidamento di tavoli territoriali in grado di integrare Scuola, Terzo Settore e Sanità e che veda la partecipazione delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, per garantire l’utilizzo delle risorse ordinarie e straordinarie secondo modalità organizzative già previste dalla normativa vigente in materia di istruzione, educazione e salute (convenzioni, accordi di programma, protocolli e altri strumenti di cooperazione e collaborazione per l’utilizzo di risorse e la loro ottimizzazione in chiave di benefici per la comunità e per gli operatori-professionisti coinvolti).
  • È importante che gli interventi ai due punti precedenti tengano conto delle diversità territoriali presenti nel nostro Paese in termini di offerta, anche al fine di ridurre le diseguaglianze sociali fra contesti diversi; bisogna prevedere forme di finanziamento e supporto che tentino di colmare queste diseguaglianze; è, infatti, evidente il rischio che le Regioni e gli Enti locali procedano in maniera molto differenziata, facendo aumentare le già forti diseguaglianze territoriali nell’accesso a tali servizi.

Per quanto riguarda il sostegno al reddito delle famiglie con figli:

  • sul piano della lotta alla povertà, con milioni di bambini a rischio non solo di povertà relativa ma anche assoluta, è essenziale prevedere, assieme a sostegni economici adeguati, anche forme di accompagnamento a livello locale delle famiglie in difficoltà.
  • Dentro questo quadro è quanto mai necessaria una strategia di sostegno economico alla genitorialità, con l’introduzione di uno strumento quale un assegno unico universale, destinato a tutti i bambini e adolescenti, e continuativo (dalla nascita fino alla maggiore età); l’attuale assegno al nucleo familiare mostra i suoi limiti, ancor più in una fase di emergenza come quella attuale, in quanto principalmente rivolto ai lavoratori dipendenti e spesso di importo limitato; da questo punto di vista l’Alleanza valuta positivamente l’impegno più volte espresso dalla Ministra per le pari opportunità e per la famiglia Elena Bonetti di introdurre un “assegno unico universale”; così come la proposta di legge in questo senso di cui è primo firmatario l’on Del Rio. Tuttavia, a questo interesse e impegno della Ministra e di uno dei due maggiori partiti della coalizione governativa, non ha corrisposto fino a ora un eguale impegno da parte del Governo nella sua collegialità e difatti non si trova traccia del tema nel Decreto Rilancio.

Per quanto riguarda, infine, il tema dei congedi e delle modalità di lavoro:

  • a fronte di una chiusura prolungata dei servizi educativi e scolastici, i provvedimenti previsti nel decreto Rilancio per sostenere le famiglie tramite congedi e lavoro agile sono una prima risposta, ma non sono in ogni caso sufficienti a sopperire alle necessità dei bambini e delle loro famiglie, rischiando spesso di scaricare sulle madri, prima ancora che sui padri, il carico di cura; inoltre, sono provvedimenti che non garantiscono sostegno alla totalità dei genitori.
  • Dato che rappresenta una opportunità apprezzata anche da molti lavoratori e lavoratrici, il lavoro agile necessita di essere regolamentato più adeguatamente rispetto ad ora, onde evitare che si trasformi in uno strumento che, invece di favorire la conciliazione, peggiori la qualità del lavoro; in questa ottica è importante che venga supportato, ma con possibilità di negoziare gli orari (inclusa la possibilità di fruire di part time) e con equilibrio tra i sessi e lungo la filiera gerarchica, auspicabilmente regolato attraverso percorsi partecipati dalle rappresentanze dei lavoratori. Nel rispetto delle tutele previste dalla legge e della contrattazione, la priorità dovrebbe essere data ai genitori con figli minori di 14 anni e prevedere un vero e proprio diritto a ricorrervi per tutti i genitori con figli minori disabili.
  • Si ribadisce la proposta di una flessibilità dei congedi parentali e cioè la possibilità di utilizzarli a ore o mezze giornate così da allungare il periodo di fruizione, così come appare auspicabile il prolungamento del congedo genitoriale straordinario, con la possibilità di fruirne part-time (analogamente al congedo ordinario), con una maggiore copertura contributiva e con un premio di giorni aggiuntivi se condiviso a turno da entrambi i genitori.
  • Occorre prevedere la facoltà di andare in part time lungo straordinario se espressamente richiesto da genitori con figli minori di 14 anni, assicurando il pieno diritto alla reversibilità su richiesta del lavoratore e della lavoratrice, sia per i padri sia per le madri (anche per favorire l’alternanza tra i due).
  • Continua a porsi un problema di accesso allo strumento del congedo da parte dei lavoratori e delle lavoratrici autonome; il congedo parentale speciale per i lavoratori con figli fino a 12 anni di età, previsto dal decreto Cura Italia e usufruito anche da un numero molto consistente di lavoratori autonomi, è stato esteso (e prolungato da 15 a 30 giorni) solo per i lavoratori dipendenti, lasciando fuori una buona parte del lavoro autonomo.
  • Infine, il Decreto non presta praticamente attenzione al tema dei diritti delle donne e di parità di genere e all’impatto negativo che hanno avuto e avranno le conseguenze economiche e sociali del lock down prima, delle modalità della ripresa poi. Accanto ai rischi aggiuntivi che hanno corso le donne oggetto di violenza da un partner o familiare convivente durante il lock down, le donne, e in particolare le madri di figli minorenni, sono e continuano a rischiare di essere penalizzate sia sotto il profilo dell’occupazione che di quello della conciliazione tra lavoro e cura/educazione dei figli. Sono state e sono loro in grande maggioranza ad aver utilizzato il congedo parentale straordinario, perdendo il 50% dello stipendio e i connessi contributi a fini pensionistici. Sono per lo più loro, stante il modello prevalente di divisione del lavoro entro la famiglia, a trovarsi in difficoltà a tornare al lavoro nella persistente chiusura delle scuole e dei servizi educativi. Stante, inoltre, la loro maggiore presenza come lavoratrici nelle piccole imprese, nel terziario dei servizi, nel turismo, le donne sono anche più esposte degli uomini al rischio di perdita del lavoro, in un Paese che già vede un tasso di occupazione femminile comparativamente basso.

DECRETO RILANCIO: SEGNALI POSITIVI MA TIMIDI SUI BISOGNI SOCIALI ED EDUCATIVI DEI BAMBINI, DEGLI ADOLESCENTI E A FAVORE DELLE FAMIGLIE

COMUNICATO DEL 22 MAGGIO 2020

L’educazione e lo sviluppo delle capacità dei bambini e ragazzi nella prima infanzia e durante gli anni della scuola devono essere considerate un ambito di investimento tanto importante quanto la sanità e le attività produttive se vogliamo favorire la ripresa ed il rilancio del nostro paese.

Partendo da questa forte convinzione, l’Alleanza per l’Infanzia – pur valutando positivamente il fatto che nel Decreto “Rilancio Italia” si inizino ad affrontare i bisogni educativi e di socialità dei bambini e degli adolescenti nella fase di perdurante emergenza epidemica – ritiene tuttavia che serva un passo diverso e maggior coraggio, con coerenti maggiori risorse e investimenti, nel breve e medio periodo.

In particolare:

  1. È positivo che vi siano fondi per una messa a norma degli edifici scolastici alla luce dei nuovi indirizzi sul distanziamento in presenza fra studenti, per investimenti infrastrutturali e per nuove assunzioni. L’auspicio è che ciò avvenga in tempi brevi in modo da garantire un inizio ordinato dell’anno scolastico, tanto più a fronte dell’eccezionalità cui sono stati costretti allievi, famiglie e insegnanti in questi mesi. Tuttavia appare indispensabile che – per garantire a tutti quella didattica in presenza che gli esperti ritengono indispensabile per un corretto approccio e relazione pedagogica – si investano più risorse di quelle attualmente previste in personale, formazione del personale e anche per affrontare il tema della messa in sicurezza degli edifici scolastici e del loro adeguamento ad una didattica non esclusivamente frontale, problema non certo recente della scuola italiana.
  2. A fronte dell’elevato numero di bambini e ragazzi che hanno avuto accesso a poca o nessuna offerta di didattica a distanza (il 20% circa le stime del MIUR), soprattutto in famiglie con inadeguate risorse socio-culturali, appare inaccettabile che non venga programmata alcuna attività di sostegno nei prossimi mesi prima della ripresa a settembre, lasciando che a rispondere sia solo l’associazionismo civile (dove lo riuscirà a fare su base volontaria). Il rischio molto concreto è, da un lato, una drastica perdita di competenze e conoscenze da parte di molti studenti, dall’altro, un forte aumento dell’abbandono scolastico. L’Italia già si segnala per un alto tasso di dispersione scolastica e per la presenza di molti NEET (i giovani che non studiano e non lavorano) così come di molti studenti con basse competenze.
    È, quindi, fondamentale non abbandonare questi giovani a sé stessi in un periodo di forte fragilità. Ciò richiede, innanzitutto, di individuarli all’interno delle scuole (grazie all’aiuto di dirigenti e insegnanti) e poi di proporre loro un sostegno durante l’estate, anche con piani personalizzati, mantenendoli agganciati al sistema dell’istruzione, con risorse aggiuntive per gli insegnanti e anche con la collaborazione dell’associazionismo civile. Una tale sperimentazione potrebbe costituire un’utile esperienza da sviluppare in modo sistematico alla ripresa dell’anno scolastico e, quindi, anche in tempi normali.
  3. È necessario che le attività estive organizzate (centri estivi e altro) si pongano anche l’obiettivo di aiutare i bambini e ragazzi a elaborare quanto successo in questi mesi e a prepararli a un rientro diverso a scuola (dove ci saranno regole sanitarie da rispettare, modalità di organizzazione dei tempi e degli spazi diverse…).
    Inoltre, il finanziamento dei centri estivi deve tener conto delle diversità territoriali in termini di offerta, anche al fine di ridurre le diseguaglianze sociali, prevedendo forme di finanziamento e supporto orientate a colmare queste diseguaglianze.
  4. Nelle attività estive previste dal decreto “Rilancio” – comprese quelle di recupero indicate al punto precedente – ma anche nella programmazione della riapertura dell’anno scolastico, occorre prestare particolare attenzione ai bambini e ragazzi con disabilità, senza per altro considerarli un gruppo omogeneo. Al contrario, occorre tenere in considerazione tutte le diverse disabilità, non solo le intellettivo-relazionali, ma anche motorie e con diversa vulnerabilità a malattie; occorre prevedere adozione di ambienti classe, e di piattaforme DAD, ove opportuni, disegnati in maniera inclusiva e non discriminanti. Occorre anche includere i bambini e ragazzi che vivono in comunità o che sono ristretti in carcere con le loro mamme.
  5. È comprensibile e condivisibile la preoccupazione che frena la riapertura dei nidi per i bambini sotto i tre anni, dato che è impossibile applicare a loro e alle loro educatrici ed educatori, in maniera rigida e tassativa, le norme di distanziamento fisico e igienico. Tuttavia, è importante bilanciare (come è avvenuto e sta avvenendo in altri Paesi) il rischio di una riapertura controllata con il rischio degli effetti, sul piano della socialità e dello sviluppo cognitivo ed emotivo, di un prolungato isolamento entro la famiglia, o, viceversa, di soluzioni informali al di fuori di ogni controllo. Rischi che possono essere superati solo parzialmente, e per un lasso di tempo limitato, attraverso legami educativi a distanza, messi in atto da alcuni nidi in queste settimane, e che in ogni caso non offrono soluzioni all’altra funzione del nido, ovvero alla necessità di provvedere alla cura dei piccoli quando i genitori sono al lavoro.
    È auspicabile che, approfittando dell’estate e della possibilità di stare all’aperto, si sperimentino aperture per piccoli gruppi, almeno per i bambini sopra l’anno, nel rispetto non solo delle norme di sicurezza, ma delle esigenze pedagogiche e relazionali la cui acquisizione è ormai esperienza consolidata nel sistema 0-3 italiano, anche in vista di un’auspicabile riapertura a settembre.
  6. Per quanto riguarda specificamente il tema della conciliazione famiglia-lavoro, l’Alleanza accoglie positivamente la norma prevista dall’art. 95 del Decreto “Rilancio” che rende il lavoro agile un diritto esigibile dai genitori di figli fino ai 14 anni. Ribadisce tuttavia che la possibilità non è accessibile a tutti i tipi di occupazione, perciò non può essere intesa come lo strumento principale, tantomeno unico, di soluzione del tema della conciliazione. Inoltre, è importante che il lavoro a distanza preveda la possibilità di negoziare gli orari (inclusa la possibilità di fruire di part time) e sia regolato attraverso percorsi partecipati dalle rappresentanze dei lavoratori. Anche il congedo parentale straordinario rappresenta uno strumento di conciliazione molto limitato per la sua durata, livello di indennizzazione e target (solo lavoratori dipendenti). Andrebbe inoltre garantita la possibilità di fruirne in ogni forma di part time.
  7. Infine, l’Alleanza rileva come, nel pur enorme impegno finanziario dispiegato nel decreto “Rilancio”, le risorse destinate specificamente alle famiglie con figli minorenni siano relativamente contenute. Riguardano sostanzialmente, da un lato, i fondi destinati ai centri estivi e al contrasto alla povertà educativa, dall’altro, il prolungamento del bonus baby sitter e del congedo genitoriale straordinario (limitatamente ai soli lavoratori/trici dipendenti).
    Mancano un piano strutturale di rilancio dei servizi per la prima infanzia, in un periodo di gravi difficoltà, e un sostegno economico al costo dei figli, che riguardi tutte le famiglie e abbia un carattere almeno in linea di tendenza strutturale, come l’ipotizzato “assegno unico-universale” per i figli che pur era nel programma del governo e che avrebbe dovuto razionalizzare e includere i trasferimenti monetari esistenti, superandone il carattere insieme frammentario e categoriale.

Verrà pubblicato nei prossimi giorni su questo sito un documento più dettagliato di analisi del Decreto Rilancio e relative proposte.

Apriamo servizi educativi e centri estivi. Solo così saremo pronti per settembre

Intervista al pediatra Giorgio Tamburlini

di Chiara Pelizzoni
Leggi tutto l’articolo su FamigliaCristiana.it (19/05/2020)

Non ha dubbi Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la salute del bambino. Bisogna riaprire nel rispetto delle regole, abitando spazi nuovi e con nuove modalità di educazione e insegnamento «perché l’impatto di questi mesi senza scuola sui bambini si fa sentire»

Si ragiona sulla riapertura di centri e servizi educativi estivi e il dibattito si accende. Tra chi teme che questa scelta riattivi un meccanismo di contagio e chi si chiede, essendo costretto a tornare al lavoro, dove potrà lasciare i figli piccoli. Ne parliamo con Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la salute del bambino. Attivo nell’ambito dell’Alleanza per l’Infanzia che raccoglie molte entità impegnate sui temi dell’infanzia e della famiglia e che ha in più occasioni richiamato la necessità di portare attenzione al tema dei minori (www.alleanzainfanzia.it).

Dottore vogliamo parlare di questi bambini dimenticati in primis dai decreti?

«Più che dimenticati, direi che sono stati ridotti a puri serbatoi di virus»

Partiamo da lì, allora. Quali sono i rischi reali di infezione per i bambini?

«Fermo restando che gli studi non danno ancora risposte definitive e che abbiamo ancora molto da imparare, sappiamo che i bambini hanno un rischio di infezione più basso di quello degli adulti, e un rischio di ammalarsi in modo grave infinitamente minore degli adulti. Si contano sulle dita delle mani i bambini sotto i 14 anni che si sono ammalati gravemente».

Possono essere contagiosi?

«Sì, certo, ma propagano meno l’infezione perché ne sono parzialmente immuni».

È stata segnalata nei più piccoli questa complicanza, la malattia di Kavasaki. Ci aiuta a capire?

«È una malattia che colpisce 2.3 bambini su 1000, quindi è molto rara.
È una reazione autoimmune che colpisce il sistema vascolare, di cui si è osservato un aumento di casi in corrispondenza con l’epidemia del Covid e per alcuni dei pazienti vi era evidenza di infezione da Covid. Si tratta certo di un forte indizio di rapporto causale, d’altronde che il Covid-19, così come altri microrganismi, possa scatenarla è plausibile. Resta comunque una malattia nota e che i pediatri italiani sanno riconoscere e trattare, prevenendo le complicanze più serie».

In conclusione?

«Diamoci delle regole, apriamo e osserviamo quali sono le modalità più praticabili. Usiamo gli spazi che prima non venivano usati, immaginiamo attività più di movimento e meno statiche e con un numero ridotto di bambini. Facciamo formazione agli insegnanti sulla prevenzione (disinfezione, tamponi,…) e anche sulle possibili ricadute di questa esperienza sui bambini per trovarci più pronti a settembre. Informiamo le famiglie e gli stessi bambini. Solo così saremo pronti. Anche perché altrimenti ci ritroveremo a sperimentare a settembre, quando, quello dovrebbe essere il tempo delle risposte certe».

Ancora tre nuove adesioni!

Diamo il benvenuto con grande piacere ad altri tre nuovi aderenti all’Alleanza per l’Infanzia!

Sono:


ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER L’ANIMAZIONE SOCIALE E CULTURALE

Associazione di promozione sociale che diffonde la pratica sociale dell’animazione, il suo studio, le esperienze e la produzione di materiale, offrendosi come uno spazio di confronto, analisi e produzione culturale capace di far sedimentare l’azione in riflessione e letteratura scientifica. In particolare l’associazione riconosce un legame profondo con l’impegno instancabile e laico di don Aldo Ellena, che fu maestro di Animazione. È composta da una trentina di cooperative e associazioni che lavorano prevalentemente nel campo dell’animazione educativa con minori, adolescenti e giovani e con le loro comunità territoriali.
https://associanimazione.org


ACTIONAID INTERNATIONAL ITALIA ONLUS

Federazione internazionale di organizzazioni indipendenti che lavora in 47 Paesi del mondo. Come ActionAid International Italia ONLUS siamo presenti in Italia dal 1989. Lavoriamo per promuovere spazi di partecipazione democratica e per supportare persone e comunità nella tutela dei propri diritti e nella lotta alle diseguaglianze .
I nostri principali ambiti di azione sono: il contrasto alla violenza di genere; il diritto all’inclusione sociale; la lotta alla povertà e alle diseguaglianze globali; la promozione e lo sviluppo delle comunità resilienti. Abbiamo una pluriennale esperienza nella salvaguardia dei diritti dei minori, con particolare riguardo al rafforzamento della consapevolezza degli strumenti necessari per comprendere e decostruire la realtà circostante, dando particolare rilevanza al lavoro nelle comunità educanti.
www.actionaid.it


FIGHT THE STROKE FOUNDATION

Fondazione che supporta la causa dei giovani sopravvissuti all’ictus e con Paralisi Cerebrale Infantile, partecipa attivamente alle conversazioni internazionali su innovazione scientifica e sociale e fa parte del Board of Directors dell’International Alliance for Pediatric Stroke.
Nel 2017 ha sostenuto l’apertura del primo Centro Stroke per il neonato e il bambino, in collaborazione con l’Ospedale Gaslini di Genova.
Aree di interesse: advocacy, ricerca scientifica, sviluppo di soluzioni a favore di famiglie con bambini con disabilità.
www.fightthestroke.org