Diamo il benvenuto a due nuovi componenti l’Alleanza per l’Infanzia: il Dipartimento di Scienze del Sistema nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia e l’Istituto per la ricerca sociale, che portano così a 36 le organizzazioni impegnate nella promozione e tutela dei diritti dei bambini e ragazzi e dei loro genitori all’interno dell’Alleanza, rafforzando ulteriormente il settore, già nutrito, della ricerca. Benvenuti!
Dipartimento Scienze del Sistema Nervoso e del comportamento
(Università degli Studi di Pavia)
Il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento (o DBBS, Department of Brain and Behavioral Sciences) nasce nel 2013. Il DBBS si occupa della ricerca scientifica e delle attività didattiche e formative nell’ambito delle discipline che si occupano delle studio del cervello e delle sue funzioni, spaziando quindi dalle neuroscienze cliniche alla neurofisiologia, dalla psicologia alla psichiatria, includendo anche la statistica medica e la storia della medicina.
Organizzazione non profit totalmente indipendente, promuove, attraverso azioni di ricerca, informazione e sensibilizzazione, il contrasto alla povertà minorile in tutte le sue forme (educativa, economica, sanitaria, relazionale), attraverso il supporto alla genitorialità positiva e la tutela dei diritti dei minori nell’accesso all’istruzione e alla salute, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle politiche e degli interventi pubblici. Aree di interesse: attività di ricerca su realtà sociali e loro evoluzione, sulle politiche di Welfare e sull’organizzazione e lo sviluppo di servizi sociali, sanitari e integrati. Formazione, consulenza, supervisione e valutazione. http://www.irsonline.it
Servizi educativi per la prima infanzia, lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, edilizia scolastica: secondo la rete educAzioni necessari chiarimenti e correzioni nel PNRR per garantire efficacia delle azioni e un futuro a bambini e bambine, ragazzi e ragazze
Alcune criticità da correggere subito nel PNRR sul tema educativo. La rete educAzioni le rileva in tre ambiti: i servizi educativi per la prima infanzia; la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa; l’edilizia scolastica.
Per quanto riguarda i servizi educativi per la prima
infanzia, nel PNRR si destinano 4,6 miliardi, ancora non sufficienti alla copertura
del 33% (obiettivo che l’Italia doveva raggiungere nel 2010) e si prevedono
228.000 posti da creare negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia. Tuttavia
non viene citato un target di copertura omogeneo a livello nazionale. È invece
necessario stabilire un target minimo
della copertura dei servizi (33%), in gestione pubblica diretta o affidati
in convenzione, per ciascuna regione ed anche nelle aree interne e
periferiche, con accesso gratuito o semi-gratuito in modo tale dafavorire la frequenza dei bambini
appartenenti a famiglie in condizione
economica modesta. Inoltre occorre dare supporto tecnico alle amministrazioni locali per la progettazione e
gestione di questi nuovi servizi, e realizzare contestualmente servizi
integrativi volti a rafforzare la genitorialità, in particolare in
territori caratterizzati da forte disagio economico e sociale.
Rispetto al contrasto della dispersione scolastica e della
povertà educativa, trattata nelle missioni 4 e 5 del Piano, una importante criticità riguarda il fatto che il PNRR
individua nella mancata acquisizione di competenze di base una delle principali
cause dell’abbandono scolastico e punta sul recupero di tali competenze come
leva per ridurre i divari territoriali. Tuttavia vanno considerati altri
aspetti quali il contesto familiare e territoriale, l’individuazione precoce di
segnali di allontanamento (assenze prolungate, insuccessi scolastici…), il
clima scolastico e il senso di appartenenza tra pari, il protagonismo, la
relazione con i docenti, il superamento di difficoltà materiali legate alle
condizioni di povertà familiare o ad altre fragilità. I due interventi proposti
nel PNRR (l’erogazione on line di un pacchetto di 3 ore di mentoring individuale e 17 ore di recupero formativo per 120mila
studenti tra i 12 e i 18 anni e l’intervento di 10 ore di mentoring o
consulenza individuale previsto a favore di 350.000 giovani tra i 18-24 anni,
per favorire il loro rientro nel circuito formativo), per essere efficaci devono
essere collocati all’interno di un
insieme di azioni di rafforzamento della fiducia e delle capacità. In ogni
caso, si considera indispensabile la previsione di una valutazione di impatto
di tutte queste iniziative. Inoltre appare necessario: definire linee strategiche generali per garantire piena e reale
efficacia degli interventi, poiché la dispersione scolastica e la povertà
educativa sono due diverse dimensioni di deprivazione, non necessariamente coincidenti;
co-progettare in modo integrato nei casi
di coinvolgimento del terzo settore attraverso un piano strategico per le
aree a maggior tasso di povertà educativa, al fine di non correre il rischio,
molto evidente, di una eccessiva frammentazione degli interventi.
Sul punto dell’edilizia scolastica, alla luce delle criticità del patrimonio di edilizia scolastica del Paese (53 anni di età media degli edifici), spesso non sicuro, poco sostenibile e inadatto all’innovazione didattica, i 12,66 miliardi di investimenti previsti dal PNRR, pur cospicui, tuttavia appaiono non sufficienti soprattutto se sarà confermata la riduzione di 2,5 miliardi rispetto al PNRR del governo Conte, che al Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica destinava 6,4 miliardi a fronte dei 3,9 miliardi del Piano nella versione attuale. Manca inoltre un principio e una logica operativa che tengano insieme le tre dimensioni indissolubili del rinnovamento degli edifici scolastici la sicurezza, la sostenibilità e il ruolo chiave degli spazi fisici della scuola – non solo le aule – per favorire l’innovazione didattica. Infine appare invece eccessivamente enfatico il ruolo che il Piano assegna alle palestre (300 milioni) per la costruzione delle competenze trasversali e la lotta alla dispersione.