Nota alla proposta di assegno unico

di Chiara Saraceno

Negli interventi, assolutamente necessari, e con ricadute importanti sia per lo sviluppo precoce dei bambini che per l’occupazione femminile, a supporto dell’accesso a servizi per l’infanzia, occorre porre molta attenzione a non mettere sullo stesso piano servizi di significato e valore molto diverso. 
Da una parte infatti vi sono servizi quali i nidi e servizi integrativi che si propongono un fine educativo, dall’altra servizi che si propongono un intento prevalente o esclusivo di “facilitazione logistica” per i genitori, quali baby parking e altre tipologie caratterizzate dall’assenza di coinvolgimento delle famiglie e scarsa o nessuna trasmissione di competenze da parte degli operatori ai genitori.
Una cospicua e crescente mole di studi, effettuati sia in campo internazionale che in Italia, documenta i benefici, in particolare per bambini di famiglie di medio-basso livello socio-economico e culturale, della frequenza di nidi di qualità.

L’accesso a questi servizi, che nella loro grande maggioranza si fondano su solide basi pedagogiche, con diverse esperienze italiane che costituiscono riferimento di eccellenza in tutto il mondo, consente ai bambini di usufruire di opportunità di sviluppo sul piano cognitivo, socio-relazionale e dell’autonomia che le famiglie, o per lo meno la grande maggioranza di queste, non sono in grado di offrire. Va quindi fortemente supportato dalle politiche pubbliche, sia abbassando la soglia di accessibilità economica, sia soprattutto aumentando l’offerta, che in buona parte d’Italia è ancora del tutto insufficiente, sia ancora creando consapevolezza nelle famiglie e nelle comunità che inviare i propri bimbi al nido rappresenta un grande investimento per il futuro, sia immediato che a lungo termine, a prevenzione della dispersione scolastica e di altri esiti sfavorevoli.  Con un ritorno dell’investimento pari a moIte volte il costo sostenuto inizialmente.
Inoltre, quando i genitori sono coinvolti, anche per breve tempo, nelle attività educative (lettura, gioco, musica e movimento, piccolo giardinaggio, cura ambientale, ecc.) possono coglierne l’importanza e la fattibilità a casa, osservare il piacere che i bambini (e loro stessi) ne ricavano, e motivarsi quindi a utilizzare il tempo a disposizione con i propri figli in attività costruttive del loro sviluppo.

Una recentissima indagine (2019) effettuata da Save the Children su un campione di bimbi di 3,5-4 anni, residenti in varie città italiane, da Nord a Sud, ha dimostrato che a questa età i bambini hanno competenze (cognitive, motorie, sociali) che sono già diverse, in rapporto non solo al background dei genitori, ma alla frequenza al nido negli anni precedenti e, ancora, alle attività svolte in famiglia, quali la lettura condivisa. Coniugare il supporto economico alle famiglie con bambini che ne hanno bisogno alla maggior fruizione di servizi e proposte educative di qualità è una scommessa da vincere per qualsiasi governo che abbia a cuore equità e sviluppo. 


Per approfondire:

Infanzia: in Italia asilo nido pubblico solo
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