“Aprire le porte ad ascolto e fiducia” L’INTERVISTA A CHIARA SARACENO

A cura di Chiara Materassi

La Vita Scolastica n. 4/2020

Trovi l’intervista sulle due riviste edite da www.giuntiscuola.it, La Vita Scolastica e Scuola dell’infanzia, e anche su Facebook: @lavitascolastica e @scuoladellinfanzia

Laureata in filosofia, ha insegnato Sociologia della famiglia all’Università degli Studi di Torino, presso la facoltà di Scienze politiche; è stata direttrice del dipartimento di Scienze sociali (1991-98), del Centro interdipartimentale di studi e ricerche delle donne (1999-2001), nonché membro della Commissione italiana di indagine sulla povertà e l’emarginazione (2000-01). Dalla fine degli anni Duemila è professore di ricerca al Wissenschaftszentrum für Sozialforschung di Berlino e si occupa di tematiche legate a cambiamento sociale e sviluppo demografico. I suoi studi si concentrano in modo particolare su politiche e mutamenti familiari; questione femminile relativa alle strategie di conciliazione tra i tempi familiari e i tempi di lavoro; rapporti tra generi e generazioni; sistemi di welfare.
Tra le principali pubblicazioni si ricordano
Sociologia della famiglia (1988), Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia (1998), Onora il padre e la madre (2010), Conciliare famiglia e lavoro (2011), Coppie e famiglie. Non
è questione di natura (2012), Il welfare (2013), Il lavoro non basta (2015), Mamma e papà. Gli esami non finiscono mai (2016) e L’equivoco della famiglia (2017).

Che importanza assumono le relazioni oggi, in un contesto come quello in cui viviamo, e come si costruisce la relazione con i bambini?
Per i bambini le relazioni, incluse quelle con non famigliari, tra pari e con altri adulti, hanno una importanza cruciale per la crescita: aiutano a collocarsi in un mondo di persone emozioni, sentimenti diversificati e diversificabili, creano attaccamento, ma anche capacità di distinzione. Sono quindi anche importanti sia per l’attaccamento sia per l’autonomia, per la maturazione della consapevolezza, e sicurezza, dell’appartenenza e per la capacità di individuazione. Il venir meno, o l’indebolirsi, delle possibilità relazionali extra-famigliari durante il lockdown, perciò ha comportato una sottrazione – temporanea, ma non per questo senza conseguenze – di risorse per lo sviluppo che è stata a mio parere troppo sottovalutata nel contrastarla alle esigenze di sicurezza sanitaria. Paradossalmente, inoltre, è stata sottovalutata proprio nel caso dei più piccoli (nidi e scuole dell’infanzia), dove l’assenza non poteva essere mascherata dalla didattica a distanza. Opportunamente si è parlato, per i bimbi/e dei nidi e scuole dell’infanzia, piuttosto di attivare relazioni a distanza. Ma questo non è sempre avvenuto, o non sempre è stato sufficiente per i piccoli, che più di tutti hanno bisogno della fisicità della presenza e della conoscenza esperienziale dei contesti cui “appartengono” le persone con cui stanno
in relazione.

Si dice spesso che il rapporto con le famiglie sta diventando sempre più
delicato: è vero?

Non so se oggi il rapporto con le famiglie sia più delicato di un tempo. È vero che le famiglie sono più differenziate per composizione e culture, ma è anche vero che forse oggi si ha maggiore consapevolezza di un tempo di questa differenziazione e della necessità di rispettarla senza sovraimporvi un modello unico. E forse i genitori, consapevoli o meno di “navigare a vista”, sentendosi vulnerabili ai giudizi altrui, sono anche più insofferenti di un tempo ai giudizi e alla pretesa di autorevolezza, su di loro, di educatrici e
insegnanti. Mi sembra che siamo in un periodo in cui le reciproche attese di insegnanti e genitori hanno uno statuto incerto e perciò tendenzialmente conflittuali e soggette a delusioni reciproche.

continua…