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La scuola a lezione dalle famiglie

di Chiara Saraceno

Dai gruppi di studio organizzati dalle famiglie alla distribuzione gratuita di tablet e connessione internet, ecco cosa si può fare per far continuare a studiare i nostri figli

A fronte del  prolungamento dell’interruzione delle lezioni occorre attrezzarsi sia sul piano didattico sia su quello organizzativo, tenendo conto non solo dei diversi livelli di scuola, ma anche delle diverse circostanze economiche e sociali degli studenti, e delle famiglie, coinvolti.  
Piattaforme di e-learning, lezioni skype e simili sono certamente utili, ma non accessibili a tutti. Non solo, come ha ammesso la Ministra Azzolina nell’intervista di ieri, solo una piccola parte delle scuole e degli insegnanti è attrezzata in questo senso, ma, aggiungo io, non tutte le famiglie hanno una connessione internet a casa e un computer o tablet da cui poter seguire le lezioni e scaricare i materiali.
Per molte famiglie può persino essere difficile, per questo motivo, scaricare e stampare i messaggi e i materiali che vengono inviati dagli insegnanti sulle chat di classe. Ed anche se ci riuscissero, non tutte sono in grado di supplire le insegnanti seguendo i figli nei compiti assegnati.
Far fare il ripasso della declinazione dei tempi del congiuntivo può essere difficile per un genitore, un nonno straniero o anche italiano a bassa istruzione. E non tutti sono in grado di destreggiarsi con l’algebra.
Per non parlare del fatto che molti genitori fanno già fatica a organizzarsi tra la necessità di continuare ad andare al lavoro e quella di trovare una sistemazione sicura per i loro figli, senza dover essere anche sovraccaricati dalla responsabilità di supplire gli insegnanti.
È un problema che riguarda soprattutto i più piccoli, i bambini delle scuole elementari e medie, ma, anche se in misura diversa coinvolge anche i più grandi, che non possono essere lasciati all’auto-apprendimento, senza una guida.

La chiusura prolungata delle scuole, se non si trovano soluzioni rischia di aggravare le disuguaglianze tra bambini e ragazzi: tra chi ha nella propria famiglia risorse culturali e materiali che consentono di compensare la mancanza di scuola e chi ne è privo.  


Non esiste una bacchetta magica, naturalmente. Ma alcune cose si possono fare, oltre ad incentivare e sostenere scuole e insegnanti perché producano didattica on line. Ad esempio, si possono dividere le classi in piccoli gruppi che si incontrino a turno a scuola con le insegnanti per indirizzare e integrare le attività (i compiti) che vengono assegnati a casa.
Alcune famiglie che ne hanno i mezzi lo stanno già facendo.
Perché non può farlo la scuola? Potrebbero essere coinvolti in questa operazione anche i molti educatori che al momento sono lasciati a casa senza stipendio. Il rischio di contagio non sarà certo più alto di quello che c’è nei parchi e nelle palestre dove i bambini e ragazzi continuano a incontrarsi e stare assieme, o nelle case dove a turno un genitore o una nonna si occupa di più bambini.
Un’operazione di questo genere solleverebbe anche un po’ i genitori che non sanno più come fare tra lavoro e figli a casa. Si possono anche moltiplicare i luoghi, a partire dalle scuole stesse, in cui si ha gratuitamente accesso ad Internet e ad una stampante, a disposizione di chi non lo ha a casa propria o in ufficio.
Le reti internet urbane (ma forse anche quelle delle Poste e quelle commerciali) potrebbero dare un accesso gratuito, per alcune ore al giorno. E si potrebbe promuovere, in collaborazione con regioni, comuni, fondazioni, banche, aziende, una distribuzione di tablet economici nei quartieri e nelle famiglie più svantaggiate.
Si deve anche incominciare a pensare all’opportunità di prolungare l’anno scolastico e a non usare le scuole come sedi elettorali.
Occorre uno sforzo di fantasia e organizzativo. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le difficoltà che stiamo attraversando come paese diventino un ulteriore fattore di disuguaglianza nell’istruzione.


Pubblicato on line il 4 marzo 2020 su Rep.Repubblica.it, con il titolo “Troviamo soluzioni alternative alle lezioni sospese per virus” – vai all’articolo.

Pubblicato il 5 marzo su La Repubblica, con il titolo “La scuola a lezione delle famiglie”.