Gli ultimi della scuola

Il commento

di Chiara Saraceno

La sospensione delle lezioni e la chiusura di tutte le attività educative dedicate ai bambini e ragazzi più svantaggiati organizzate da vari enti del terzo settore  piccole e grandi – dall’Arci a Save the Children, dalla Lega delle cooperative sociali a Dedalus, dall’Albero della vita alle parrocchie e gli organismi di quartiere – rischia di creare un’emergenza parallela a quella sanitaria, anche se invisibile e non documentata dal bollettino quotidiano dei contagiati e dei morti. Riguarda i bambini e ragazzi in condizione di povertà o marginalità sociale, i cui genitori sono spesso senza lavoro, o hanno un lavoro precario, privo di protezioni sociali, che perciò difficilmente potranno accedere anche ai nuovi ammortizzatori sociali (cassa integrazione in deroga, estensione del fondo di integrazione salariale anche alle micro-imprese) e anche ai congedi parentali che sta mettendo a punto la ministra Bonetti per aiutare i genitori lavoratori a fronteggiare la situazione. Ancor meno possono accedere al lavoro a distanza. Il loro problema è non perdere il poco lavoro e reddito che hanno.

Sono bambini, autoctoni e stranieri, che di sovente a scuola fruiscono dell’unico pasto quotidiano nutrizionalmente adeguato, che ora viene a mancare con possibili rischi per la salute e crescita.  Bambini e ragazzi che spesso a scuola faticano ad andare già in condizioni ordinarie, ma per i quali l’accesso all’istruzione talvolta rimane l’unica alternativa alla strada.

Le loro famiglie non sempre sono in grado di seguirli in condizioni normali, tanto più in queste così straordinarie, non solo per quanto riguarda i compiti assegnati dagli insegnanti e la didattica a distanza, ma anche nell’osservanza delle regole di comportamento minime per proteggere sé e gli altri dal contagio: non giocare per strada, non stare in gruppo, lavarsi bene le mani, non bere dalla stessa bottiglietta.  
La situazione di possibile abbandono, di interruzione di processi di apprendimento e di costruzione di rapporti di fiducia e autostima a causa dell’interruzione simultanea delle lezioni e delle altre attività è al centro delle preoccupazioni di tutte quelle associazioni e persone che fin qui hanno lavorato con e a fianco di questi bambini e ragazzi.
Vi ha dato voce, tra l’altro, un comunicato congiunto delle due reti che raccolgono molte associazioni, gruppi e studiosi che promuovono il benessere dei bambini e ragazzi, a partire dai più svantaggiati, Alleanza per l’Infanzia e Investing in children.

Dalle esperienze e riflessioni di queste associazioni sono emerse indicazioni su come fronteggiare nell’immediato il rischio di deterioramento delle condizioni di questi bambini e ragazzi ed anche sulla necessità che si incominci a mettere a punto un piano di azione per compensare gli svantaggi accumulati sul piano educativo e dell’apprendimento quando l’emergenza sarà finita.
Nell’immediato occorre continuare a garantire un pasto adeguato al giorno a chi ne fruiva gratis a scuola, vuoi con un servizio a domicilio (come si fa per gli anziani che ne hanno bisogno), vuoi con voucher alimentari. Ma occorre anche fornire sostegno didattico ed educativo, con visite domiciliari, telefonate, fornitura di materiali, inclusi tablet e accesso a Internet, coinvolgendo sia gli insegnanti, sia gli educatori che ora non possono operare nelle loro sedi.

È importante mantenere il rapporto, far sentire a questi bambini e ragazzi che stanno a cuore, sono importanti, per chi ha la responsabilità di educarli.
Ne potrebbero scaturire indicazioni, sia per le scuole sia per le associazioni, su che cosa e come fare dopo.

COMUNICATO: Covid-19 e chiusura delle scuole. Aumenta la forbice tra bambini di serie A e serie B.

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La proposta delle reti Investing in Children e Alleanza per l’Infanzia al Governo: insegnanti ed educatori sociali per garantire didattica per i bambini e ragazzi in povertà

Il CoronaVirus sta portando con sé, oltre ai rischi che si faticano ancora a stimare sul piano del sistema sanitario ed economico nazionale, anche una nuova minaccia che fino a questo momento non è ancora stata presa in considerazione: quella di aumentare a dismisura il livello di esclusione sociale di bambini/e e ragazzi/e che, privati dalla possibilità di andare a scuola e di svolgere attività sportive e formative, non hanno così accesso alle più basiche opportunità di inclusione sociale.

A porre la questione sul tavolo sono le reti Investing In Children e Alleanza per l’Infanzia, costituite da enti e associazioni impegnate nella tutela dei diritti dell’infanzia, che chiedono alle istituzioni preposte di considerare rapidamente anche questo aspetto.

Quello che non abbiamo ancora messo a fuoco sono gli effetti sociali che derivano da tutte le misure atte ad arginare il propagarsi del virus oltre le soglie della gestibilità.” – dichiarano i portavoce delle due reti – “Stiamo parlando degli effetti sulla vita sociale in tema di diritti e di opportunità delle misure che portano a sospendere a tempo indeterminabile il funzionamento delle istituzioni educative e formative.”.

A pagare davvero il conto di questa crisi sociale del nostro Paese sono e saranno i soggetti socialmente più vulnerabili. Si tratta innanzitutto di quelli che la povertà già colpisce duramente dal 2010, che si trovano già in maniera cronica alle soglie dell’esclusione sociale. I bambini in povertà assoluta sono nel nostro Paese oltre un milione e 260 mila; negli ultimi dieci anni sono triplicati passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018.

Le loro famiglie nella maggior parte dei casi senza lavoro e se presente, con contratti di carattere precario, non potranno in larga parte godere delle misure di supporto alle aziende ai lavoratori che sono allo studio da parte del governo: la loro condizione di indigenza è condannata a peggiorare.

Sono bambini che di sovente a scuola fruiscono dell’unico pasto quotidiano. Bambini che a scuola faticano ad andare già in condizioni ordinarie, e che vivono in molte aree del nostro Paese – nel sud in particolare, ma anche in tante zone periferiche di città economicamente avanzate nel nord est, dove l’accesso all’istruzione rimane l’unica alternativa alla strada.
La difficoltà educativa e le fragilità che spesso accompagnano la condizione di povertà renderanno per molti nuclei estremamente complesso gestire i bambini durante l’inattività delle strutture scolastiche e sostenerli nello studio domestico. Non potranno neppure contare sul sostegno di tutte le attività educative e ricreative messe in atto da cooperative, associazioni, parrocchie proprio a favore dei bambini e ragazzi più svantaggiati. I bambini e i ragazzi con famiglie a basso reddito, infine, oltre a non avere sempre in famiglia persone che possono aiutarli a seguire le istruzioni che vengono mandate dagli insegnanti, saranno i più penalizzati per la mancanza di accesso alla didattica digitale che molti istituti si stanno attrezzando a realizzare per andare avanti nel programma scolastico.

Il diritto all’istruzione messo in discussione non riguarda solo scuola, ma tutte le attività educative per la prima infanzia, cruciali per lo sviluppo dei potenziali dei bambini e soprattutto quelli maggiormente colpiti dalla povertà educativa, e quelle di formazione professionale offrono opportunità importantissime nelle traiettorie di inserimento lavorativo dei giovani.

Non dare il giusto peso alle conseguenze sociali di una crisi sanitaria ed economica come quella che sta investendo il nostro paese sarebbe un rischio enorme. Sarebbe come ripercorre la strada dei governi che si sono succeduti dal 2008, anno di inizio della crisi economica, che non hanno saputo dar corpo ad una strategia adeguata a prevenire ed affrontare il tema della povertà minorile generando diseguaglianze e grandi carenze che impattano sui bambini oggi e su tutti noi negli anni a venire.

La misura della chiusura delle scuole deve essere dunque accompagnata da azioni volte a sostenere le famiglie con problemi economici o che vivono in quei quartieri dove già la dispersione scolastica è a livelli altissimi.

Secondo le reti Investing in Children e Alleanza per l’Infanzia è fondamentale che le scuole e gli insegnanti facciano sistema con il terzo settore che opera da sempre all’interno del sistema scolastico e nei più disparati contesti di educazione informale per assicurare continuità didattica e diritto allo studio ai bambini più vulnerabili, tra cui vi sono anche molti stranieri, che spesso aggiungono alle difficoltà economiche quelle dovute alla non perfetta comprensione della lingua da parte dei loro genitori e della non integrazione nelle reti informali di scambio informazioni e aiuto.

Sarà compito del Governo, di concerto con gli Enti Locali e le istituzioni scolastiche garantire:

  • che ogni bambino abbia a disposizioni strumenti elettronici per la didattica digitale e connessione internet, a titolo personale o facendo ricorso a servizi che li rendano fruibili;
  • la disponibilità di insegnanti ed educatori professionali a sostegno dello svolgimento delle attività didattiche e lo studio a livello domiciliare;
  • pasti a mezzogiorno per i bambini più indigenti con modalità alternative alla mensa scolastica;
  • una copertura economica per le azioni didattiche ed educative con finanziamenti straordinari.

Auspichiamo che una nuova consapevolezza del peso sociale sui bambini delle problematiche che viviamo e che vivremo e di tutte le misure che saranno disposte possa tradursi presto in decisioni e stanziamenti.

Sapremo così utilizzare un momento di difficoltà per sperimentare e mettere a sistema nuovi e più efficaci strumenti per il contrasto alla povertà e l’esclusione sociale dei bambini, vero tesoro di noi tutti.

Per Investing in Children Per Alleanza per l’Infanzia
I portavoce
Gianluca Budano (ACLI)
Ivano Abbruzzi (L’Albero della Vita)  
I portavoce
Chiara Saraceno
Alessandro Rosina
Emanuele Pavolini


foto Georgijevic

La scuola a lezione dalle famiglie

di Chiara Saraceno

Dai gruppi di studio organizzati dalle famiglie alla distribuzione gratuita di tablet e connessione internet, ecco cosa si può fare per far continuare a studiare i nostri figli

A fronte del  prolungamento dell’interruzione delle lezioni occorre attrezzarsi sia sul piano didattico sia su quello organizzativo, tenendo conto non solo dei diversi livelli di scuola, ma anche delle diverse circostanze economiche e sociali degli studenti, e delle famiglie, coinvolti.  
Piattaforme di e-learning, lezioni skype e simili sono certamente utili, ma non accessibili a tutti. Non solo, come ha ammesso la Ministra Azzolina nell’intervista di ieri, solo una piccola parte delle scuole e degli insegnanti è attrezzata in questo senso, ma, aggiungo io, non tutte le famiglie hanno una connessione internet a casa e un computer o tablet da cui poter seguire le lezioni e scaricare i materiali.
Per molte famiglie può persino essere difficile, per questo motivo, scaricare e stampare i messaggi e i materiali che vengono inviati dagli insegnanti sulle chat di classe. Ed anche se ci riuscissero, non tutte sono in grado di supplire le insegnanti seguendo i figli nei compiti assegnati.
Far fare il ripasso della declinazione dei tempi del congiuntivo può essere difficile per un genitore, un nonno straniero o anche italiano a bassa istruzione. E non tutti sono in grado di destreggiarsi con l’algebra.
Per non parlare del fatto che molti genitori fanno già fatica a organizzarsi tra la necessità di continuare ad andare al lavoro e quella di trovare una sistemazione sicura per i loro figli, senza dover essere anche sovraccaricati dalla responsabilità di supplire gli insegnanti.
È un problema che riguarda soprattutto i più piccoli, i bambini delle scuole elementari e medie, ma, anche se in misura diversa coinvolge anche i più grandi, che non possono essere lasciati all’auto-apprendimento, senza una guida.

La chiusura prolungata delle scuole, se non si trovano soluzioni rischia di aggravare le disuguaglianze tra bambini e ragazzi: tra chi ha nella propria famiglia risorse culturali e materiali che consentono di compensare la mancanza di scuola e chi ne è privo.  


Non esiste una bacchetta magica, naturalmente. Ma alcune cose si possono fare, oltre ad incentivare e sostenere scuole e insegnanti perché producano didattica on line. Ad esempio, si possono dividere le classi in piccoli gruppi che si incontrino a turno a scuola con le insegnanti per indirizzare e integrare le attività (i compiti) che vengono assegnati a casa.
Alcune famiglie che ne hanno i mezzi lo stanno già facendo.
Perché non può farlo la scuola? Potrebbero essere coinvolti in questa operazione anche i molti educatori che al momento sono lasciati a casa senza stipendio. Il rischio di contagio non sarà certo più alto di quello che c’è nei parchi e nelle palestre dove i bambini e ragazzi continuano a incontrarsi e stare assieme, o nelle case dove a turno un genitore o una nonna si occupa di più bambini.
Un’operazione di questo genere solleverebbe anche un po’ i genitori che non sanno più come fare tra lavoro e figli a casa. Si possono anche moltiplicare i luoghi, a partire dalle scuole stesse, in cui si ha gratuitamente accesso ad Internet e ad una stampante, a disposizione di chi non lo ha a casa propria o in ufficio.
Le reti internet urbane (ma forse anche quelle delle Poste e quelle commerciali) potrebbero dare un accesso gratuito, per alcune ore al giorno. E si potrebbe promuovere, in collaborazione con regioni, comuni, fondazioni, banche, aziende, una distribuzione di tablet economici nei quartieri e nelle famiglie più svantaggiate.
Si deve anche incominciare a pensare all’opportunità di prolungare l’anno scolastico e a non usare le scuole come sedi elettorali.
Occorre uno sforzo di fantasia e organizzativo. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le difficoltà che stiamo attraversando come paese diventino un ulteriore fattore di disuguaglianza nell’istruzione.


Pubblicato on line il 4 marzo 2020 su Rep.Repubblica.it, con il titolo “Troviamo soluzioni alternative alle lezioni sospese per virus” – vai all’articolo.

Pubblicato il 5 marzo su La Repubblica, con il titolo “La scuola a lezione delle famiglie”.


Comunicato Lesbo

COMUNICATO “I BAMBINI DI LESBO”

L’Alleanza per l’infanzia è seriamente preoccupata per la condizione dei bambini e ragazzi che da mesi sono lasciati in condizioni disumane nell’isola di Lesbo, e degli altri che in questi giorni sono intrappolati alla frontiera, oggetto di forme di respingimento  inaccettabili.
Non esistono ragioni che possano giustificare l’abbandono dei bambini in contesti di salute e benessere sotto la soglia minima di sicurezza e dignità. Non ci possono essere solo il coronavirus e il commercio internazionale che ci fanno sentire di essere tutti cittadini di uno stesso pianeta. Prima di tutto dobbiamo sentirci tali nell’impegno comune a migliorarlo proprio facendo leva sulla promozione delle condizioni delle nuove generazioni (ovunque nascano e si trovino).

Chiara Saraceno
Emmanuele Pavolini
Alessandro Rosina

Copertina RPS 4/2019

Come le diseguaglianze nascono, crescono e possono essere contrastate

How early inequalities develop, grow and can be effectively tackled

di Giorgio Tamburlini
su la Rivista delle Politiche Sociali /
Italian Journal of Social Policy, 4/2019

A partire dai risultati di un’indagine promossa da Save the Children (2019), finalizzata a valutare nelle sue varie dimensioni lo sviluppo di bambini di età compresa tra 42 e 54 mesi, vengono discusse le cause e i meccanismi dell’insorgere precoce di diseguaglianze. Sulla base delle evidenze riguardanti le politiche e gli interventi efficaci, vengono poi fornite indicazioni per un adeguato contrasto. Si sottolinea come sia necessaria una combinazione di misure tese a combattere povertà, esclusione sociale e bassa scolarità e di investimenti per promuovere lo sviluppo precoce e sostenere le famiglie nelle loro competenze genitoriali.

ENGLISHBuilding on the results of a recent survey (Save the Children, 2019) carried out in Italy and do-cumenting significant inequalities in children aged 42 to 54 months across all dimensions of development, the underlying causes and mechanisms of the early establishment of inequalities are described. Based on the evidence on effective policies and interventions, indications are provided on how to effectively tackle early inequalities. Policies and interventions should ensure a combination of measures to address poverty, unemployment, social exclusion and low literacy, with focused investments to promote early child development and interventions to support and empower families in their parental role.

Leggilo sulla rivista:
https://www.ediesseonline.it/prodotto/rps-n-4-2019/

Riferimenti rivista
RPS N. 4/2019 La crisi demografica
Ottobre-Dicembre 2019 ISBN: 1724 – 5389