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La posizione di Alleanza per l’infanzia a margine degli Stati Generali sulla Natalità

COMUNICATO 12 maggio 2023

La natalità si favorisce con politiche integrate e coerenti, che consentano effettiva libertà di scelta alle giovani donne e uomini, non discriminino i bambini in base all’origine di nascita e contrastino la povertà minorile.

L’Italia, come ben noto, è uno dei Paesi con più persistente bassa fecondità al mondo. La struttura per età della popolazione, come conseguenza della denatalità passata, è sempre più sbilanciata a sfavore delle generazioni giovani-adulte. Si riduce il numero delle donne in età riproduttiva, cala la forza lavoro potenziale. Più, quindi, il tempo passa, più diventa difficile invertire la curva negativa, con effetti preoccupanti per la stessa sostenibilità e futuro del Paese. È importante, pertanto, che le politiche pubbliche se ne occupino.

Per poter sostenere in modo efficace la natalità è necessario, allora, chiarire quale ruolo debbano avere le politiche familiari, del lavoro, educative e della casa nel favorire meccanismi virtuosi che rafforzino le scelte positive di fecondità e consentano di realizzare il desiderio di avere un figlio, soprattutto un figlio in più.

Queste le coordinate che, a nostro avviso, dovrebbero orientare tali politiche:

  1. Nelle società sviluppate contemporanee avere figli non è sentito come un obbligo e non è dato per scontato averli anche quando li si desidera. È una scelta libera, che ha bisogno di condizioni adatte per poter essere realizzata positivamente.
  2. Avere figli non è una scelta indipendente dalle altre. Si inserisce in un processo di realizzazione personale e di benessere molto più articolato che in passato. Questo comporta prima di tutto che deve poter essere integrata positivamente con altre scelte. Autonomia dalla famiglia di origine e realizzazione di una propria sono strettamente dipendenti dalle politiche abitative e dalle opportunità di lavoro, adeguatamente remunerato e ragionevolmente sicuro, per i giovani. Una ragionevole sicurezza di un reddito adeguato nel medio-lungo periodo, così come l’accesso a una casa a condizioni economiche non penalizzanti (sotto forma di mutuo o di affitto), sono indispensabili per poter assumere una responsabilità irreversibile, quale è quella di mettere al mondo uno o più figli.
  3. La scelta di avere figli e quella di lavorare, non rinunciando alla propria realizzazione professionale, devono poter non solo essere compatibili per le donne, ma diventare leva positiva reciproca una dell’altra. Indispensabili sono, su questo versante, misure di conciliazione famiglia-lavoro tramite congedi ben remunerati e che incentivino la condivisione della cura tra madri e padri, un’offerta di servizi per l’infanzia accessibili e di buona qualità, tempo pieno scolastico generalizzato.
  4. Avere figli non è una scelta solitaria. Serve una comunità che ne riconosca il valore tramite politiche solide, integrate e non occasionali, che favoriscano l’autonomia dei giovani e delle giovani coppie con figli, accompagnino le famiglie lungo tutto il percorso della crescita dei figli, contrastino la marginalizzazione delle madri nel mercato del lavoro, la povertà minorile e la diffusione della povertà nelle famiglie con due o più figli minori, con attenzione continua a migliorare, anno dopo anno, strumenti e servizi.

Per sostenere le scelte positive di fecondità e contenere gli squilibri demografici, quindi, è necessario ridurre prima di tutto le diseguaglianze di genere e generazionali e predisporre un contesto favorevole alla buona crescita di tutti i bambini e bambine, indipendentemente dalle caratteristiche dei loro genitori.

Ciò comporta lavorare su più fronti:

  • Rafforzare la parità di genere e le misure di conciliazione famiglia lavoro per le madri e i padri, tramite congedi genitoriali meglio remunerati e congedi di paternità più lunghi, servizi per l’infanzia di qualità, diffusi omogeneamente su tutto il territorio nazionale e finanziariamente accessibili.
  • Politiche della casa che favoriscano l’autonomia abitativa dei giovani e la scelta di formare una famiglia e avere figli.
  • Politiche del lavoro che favoriscano la creazione di buona occupazione, contrastando la precarietà, sotto-occupazione e il lavoro povero.
  • Politiche dell’istruzione che sostengano le pari opportunità nello sviluppo delle capacità e competenze.
  • Forte contrasto alla povertà minorile e all’impoverimento delle famiglie numerose.
  • Allargamento e facilitazione dell’accesso alle risorse indispensabili alla crescita per tutte le bambine/i indipendentemente dalle caratteristiche e dalla nazionalità dei genitori o dal luogo di residenza.

CRITICITÀ ATTORNO AL SISTEMA EDUCATIVO 0-6: L’ITALIA RISCHIA DI PERDERE UN’ALTRA OCCASIONE PER SOSTENERE I DIRITTI DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE E PER AIUTARE LE FAMIGLIE CON FIGLI PICCOLI

COMUNICATO STAMPA – 11 gennaio 2023

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Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni temono che non venga data piena attuazione al PNRR in merito alla creazione di posti nido e che quindi in Italia non si raggiunga nemmeno l’obiettivo del 33% di partecipazione dei bambini/e tra 0 e 3 anni ai servizi educativi nei tre livelli: nazionale, regionale e sub-regionale.

Infatti, mentre la nuova Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea fissa l’obiettivo del 45% di copertura entro il 2030 per i bambini/e sotto i tre anni, l’Italia nei prossimi anni rischia di non realizzare – né a livello nazionale, né soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno – neppure quello del 33%, che era stato fissato per il 2010.

Occorre intervenire urgentemente per sostenere gli enti locali che sono in forte difficoltà nel reclutamento di figure professionali necessarie, migliorando le procedure per individuare e attrarre persone in possesso delle caratteristiche ricercate e in numero adeguato al fine di evitare ulteriori ritardi e scongiurare l’adozione di risposte emergenziali con gravi rischi per la qualità dei servizi.

I nidi non sono solo un importante strumento di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori di bambini/e piccoli, sono anche e soprattutto strumenti per promuovere lo sviluppo delle potenzialità di ciascun/a bambino/a, nella prospettiva di costruire una società più equa e inclusiva. Per questo devono essere diffusi capillarmente e resi accessibili, anche economicamente, a tutti i bambini/e a prescindere dallo status occupazionale dei genitori. Devono anche essere qualificati chiaramente come servizi educativi, con personale adeguato e professionalmente preparato. Infatti, elemento fondamentale per garantire la qualità dell’esperienza educativa dei bambini, oltre a spazi e arredi strutturalmente adeguati, progettati e allestiti con cura e attenzione, è proprio la presenza di educatori/educatrici e docenti adeguatamente qualificati.

In questa prospettiva, accanto al rischio di mancata piena attuazione del PNRR dal punto di vista della predisposizione di posti nido in numero sufficiente, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne, Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni segnalano la necessità di prevedere la formazione di un numero adeguato di personale con la qualifica richiesta, che dal 2017 è la laurea universitaria triennale. Occorre con urgenza formare nuove generazioni di educatori e docenti, perché nei prossimi 10 anni i pensionamenti dimezzeranno i docenti delle Scuole dell’Infanzia e gli educatori nei nuovi nidi, costruiti con i fondi PNRR, sono insufficienti. Si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti previsti dal PNRR occorrano almeno altri 32.000 educatrici/educatori, oltre a quelli/e attualmente presenti.

È urgente una programmazione articolata e congiunta tra Atenei, Amministrazioni regionali e Enti Locali affinché vengano formati educatrici/educatori e docenti in numero corrispondente al fabbisogno previsto nei vari territori. Contestualmente sarebbe opportuno prevedere una formazione per gli educatori/educatrici dei nidi e i docenti della scuola dell’infanzia che rafforzi la costruzione di un percorso in continuità verticale dell’apprendimento del bambino/alunno nel segmento 0-6 anni.

Per incoraggiare i giovani a intraprendere questo percorso formativo e la professione di educatori/educatrici della prima infanzia e per garantire la qualità educativa di questi servizi, occorre da un lato riconoscere maggiormente questa professione, nella sua piena specificità e dignità educativa, in continuità con la scuola dell’infanzia, con la scuola primaria e secondaria, dall’altro intervenire radicalmente sulla giungla contrattuale e le disparità sia di trattamento economico, sia di riconoscimento professionale, che caratterizza i rapporti di lavoro, a seconda che si tratti di nidi a gestione pubblica, privata o di terzo settore.

Occorre, inoltre, monitorare la qualità di tutti i servizi educativi 0-6, anche attraverso strumenti nazionali, come già avviene nel resto del sistema scolastico e in molti altri paesi europei.

Non va, infine, trascurata la raccomandazione delle principali agenzie internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità, UNICEF, Banca Mondiale) di offrire a tutti i neo-genitori opportunità di rafforzamento delle loro capacità genitoriali anche tramite “servizi integrativi” previsti dalla normativa vigente, quali, i Centri Bambini e Famiglie e servizi analoghi, che prevedano il coinvolgimento di genitori (madri e padri) e bambini insieme, per accompagnarli nella scoperta di pratiche utili alla relazione e allo sviluppo del bambino, quali, ad esempio, la lettura condivisa, il gioco e l’esperienza musicale.

Per tutte queste considerazioni, le associazioni della rete Alleanza per l’infanzia e di EducAzioni auspicano che la Raccomandazione europea sia recepita con lungimiranza dal Governo nazionale e dalle Amministrazioni regionali e locali. L’Italia può raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti, se saranno messe a disposizione adeguate risorse finanziarie e si procederà a una attenta e articolata progettazione di una maggiore offerta di servizi educativi inclusivi e di alta qualità.

Infine EducAzioni chiede un incontro urgente con il Ministro dell’Istruzione e del Merito per affrontare le questioni legate alla attuazione del PNRR e del Piano di Azione Nazionale Garanzia Infanzia e alla formazione e reclutamento di educatori e insegnanti dei servizi per l’infanzia.


EducAzioni è un network di 10 reti e alleanze del civismo attivo, del terzo settore e del sindacato che si pongono l’obiettivo del contrasto alla povertà educativa e della promozione dei diritti delle bambine, dei bambini e degli e delle adolescenti in Italia.
www.educazioni.org

Logo Giornata Internazionale delle persone con disabilità

ALLEANZA PER L’INFANZIA chiede a governo, parlamento, istituzioni competenti, un’azione incisiva per la piena inclusione dei minorenni con disabilità

COMUNICATO STAMPA

Roma, 3 dicembre 2022

I dati sulla prevalenza della disabilità nei minori e il loro livello di inclusione sociale sono ancora troppo lacunosi e le opportunità di inclusione troppo disomogenee e insufficienti. Occorre superare le sfide metodologiche e i vincoli imposti dalla normativa sulla privacy per costituire una base dati affidabile e completa che consenta di monitorare i progressi fatti verso il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030, dalla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e della Child Guarantee. Alleanza per l’Infanzia vigilerà affinché il Registro sulla Disabilità possa includere queste prospettive e permettere così di orientare i decisori politici verso azioni coerenti con i bisogni evidenziati dai giovani con disabilità e dai loro caregivers.

In occasione della Giornata internazionale sui diritti delle persone con disabilità, Alleanza per l’Infanzia, che ha costituito un Gruppo di lavoro sui diritti dei bambini e dei minorenni con disabilità, al quale partecipano oggi 25 esponenti delle principali Associazioni italiane e istituzioni, docenti universitari, ricercatori ed esperti, denuncia la persistente lacunosità dei dati sull’incidenza, distribuzione, caratteristiche delle disabilità nella popolazione dei minorenni in Italia. Tale lacunosità impedisce sia di programmare efficacemente gli interventi necessari a un piena inclusione di queste persone nei diversi ambiti di vita e crescita, sia di monitorare puntualmente i progressi nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, dall’Agenda 2030 e dalla Child Guarantee.

A questo fine chiede che

  • venga data piena attuazione a quanto previsto nel Piano nazionale sulla Child Guarantee in generale e nello specifico per i minorenni con disabilità.
  • Venga data piena attuazione a quanto previsto nel Piano nazionale di azione infanzia e adolescenza, in generale e nello specifico per quanto attiene ai minorenni con disabilità.
  • Ci si impegni a superare le sfide metodologiche e i vincoli imposti dalla normativa sulla privacy nella raccolta dei dati sulle disabilità.
  • Venga istituito un Registro sulla disabilità che consenta di creare una base di campionamento adeguata per la progettazione di indagini statistiche sulla disabilità, finalizzate a ottenere stime di prevalenza omogenee sul territorio nazionale rispetto alla definizione di persona con disabilità proposta dalla Convenzione ONU e a realizzare analisi dell’inclusione sociale delle persone con disabilità.
  • Venga garantito  l’ascolto e la partecipazione dei giovani con disabilità, al fine di “…investire sui meccanismi di partecipazione di bambini e adolescenti, anche attraverso risorse finanziarie dedicate che possano garantirne il funzionamento non solo a livello centrale ma anche nelle realtà locali e marginalizzate, così da assicurare, a tutte e tutti, di avere voce nei processi decisionali”, per dirla con le parole dello Youth Advisory Board, creato nell’ambito della sperimentazione in Italia della Garanzia Infanzia[1].

[1] https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/comunicazione/notizie/i-temi-della-poverta-minorile-e-della-esclusione-sociale-in-italia-attraverso-la-voce-dei-ragazzi/

PNRR, FORTE PREOCCUPAZIONE PER RITARDO SU CONTRASTO POVERTÀ EDUCATIVA

COMUNICATO del 20 GIUGNO 2022

Membri del Gruppo di lavoro nominato dal dicastero dell’Istruzione: “Il ministro ci dia riscontro politico o sarà occasione mancata”

I firmatari, membri del Gruppo di lavoro nominato con decreto del Ministero dell’Istruzione per elaborare le indicazioni per il contrasto della dispersione scolastica e il superamento dei divari territoriali nell’ambito dell’attuazione del PNRR, esprimono forte preoccupazione in merito al rischio che gli investimenti previsti si traducano in un’occasione mancata per la lotta alla povertà educativa.

Durante le scorse settimane, il Gruppo di lavoro ha prodotto un documento dettagliato di 36 pagine, con puntuali indicazioni e raccomandazioni operative elaborate al fine di “non ripartire ogni volta daccapo”, consegnato al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Siamo in attesa di un riscontro politico da parte del Ministro” dichiarano Ludovico Albert, Franco Lorenzoni, Andrea Morniroli, Vanessa Pallucchi, Don Marco Pagniello, Marco Rossi-Doria, Chiara Saraceno.

Non abbiamo ricevuto una risposta ufficiale su un programma di investimento educativo a sostegno dei soggetti e delle situazioni più fragili, che fa tesoro dell’esperienza. Per questo siamo molto preoccupati, perché consapevoli dell’attesa per un investimento che deve raggiungere presto e bene scuole e territori colpiti da crescente povertà educativa. Auspichiamo una risposta positiva nei prossimi giorni, soprattutto per le centinaia di migliaia di bambini/e e ragazzi/e, scuole e insegnanti, enti locali, civismo educativo del Terzo settore italiano” concludono.

A rischio risorse PNRR per i nidi.

COMUNICATO DEL 12 MARZO 2022

La rete EducAzioni al Governo: “Rischiamo di non riuscire a investire i miliardi di euro previsti dal PNRR per potenziare la rete dei nidi nel Paese, perdendo l’occasione di colmare i divari territoriali e di raggiungere l’obiettivo minimo di una copertura del 33% su tutto il territorio nazionale”.

EducAzioni lancia l’allarme e avanza sei richieste: monitoraggio più puntuale, fondi adeguati per la gestione, sostegno alla progettazione, allungamento dei termini per la presentazione delle domande e riformulazione di alcuni termini degli stessi, iniziativa diretta del ministero nel caso di mancanza di proposte da aree prive del servizio e avvio immediato della programmazione in merito al personale necessario per la gestione dei servizi educativi.

A fine febbraio è scaduto il termine per le candidature, inviate da parte degli Enti locali, per ottenere i fondi PNRR destinati a mense, palestre, asili nidi e scuole dell’infanzia. L’adesione è stata massiccia e con richieste di finanziamento di gran lunga superiori ai fondi disponibili per tutti i settori, salvo che per i nidi, dove le richieste di finanziamento riguardano solo la metà dei fondi disponibili messi a disposizione nel bando: 1,2 miliardi rispetto ai 2,4 miliardi stanziati.
Salvo che per l’Emilia Romagna, tutte le regioni hanno presentato richieste al di sotto del budget stanziato, ma la situazione è particolarmente grave per quelle che già partivano da una dotazione molto bassa.
Se non si riuscirà a colmare questa assenza, non sarà possibile raggiungere l’obiettivo minimo di una copertura del 33% su tutto il territorio nazionale, garantendo ai più piccoli un livello essenziale di risorse educative indipendentemente da dove vivono e dallo status occupazionale dei genitori, in particolare della madre, che costituisce l’obiettivo del PNRR, ulteriormente rafforzato dalla Legge di stabilità per il 2022, che prevede un finanziamento annuo di importo crescente ai Comuni per fare fronte alle spese di gestione: 120 milioni di euro nel 2022 per arrivare a 1,1 miliardi a decorrere dal 2027.

Come evitare che queste risorse vadano sprecate proprio dove sono più utili? Come aiutare i Comuni a spenderle?
EducAzioni segnala tre criticità e sei proposte concrete.

Leggi il comunicato completo: