AUDIZIONI: Alleanza per l’Infanzia in 7^ Commissione del Senato e dalla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

6 febbraio 2024

Alleanza per l’Infanzia nelle scorse settimane ha partecipato a due audizioni: la prima richiesta dalla 7ª Commissione del Senato – presenti per Alleanza Raffaela Milano, Emmanuele Pavolini e Andrea Morniroli – verteva sul disegno di legge n. 28 (Fondo per il sostegno e lo sviluppo della comunità educante), con prima firmataria Simona Flavia Malpezzi e relatrice Cecilia D’Elia.
Nel breve tempo a disposizione la delegazione di Alleanza ha sottolineato alcune criticità presenti nel testo, come la mancanza di una definizione larga di ‘comunità educante’, che non può limitarsi alla sola comunità scolastica ma che invece è fatta da una molteplicità di attori (per funzionare al meglio deve poter contare sulla presenza di almeno tre soggetti primari: le scuole, i comuni, il terzo settore), o come l’assenza nel testo del ruolo delle famiglie e del protagonismo delle ragazze e dei ragazzi.  È stato proposto, inoltre, di focalizzare la misura sperimentale su aree ad alta intensità di deprivazione educativa, stimolando la formazione di comunità educative allargate, invece di disperdere i fondi in mille rivoli, creando “presidi a alta densità educativa” nei luoghi dove alta è la dispersione e l’abbandono.
È stato inviato anche, come contributo scritto, il Vademecum sui patti educativi di comunità elaborato da educAzioni, di cui Alleanza fa parte.

La seconda audizione invece, alla quale ha partecipato in rappresentanza di Alleanza per l’Infanzia la coordinatrice Chiara Saraceno, è stata richiesta dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, in merito ai LEP (livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale) per l’infanzia e l’adolescenza. La prof.ssa Saraceno ha sintetizzato in alcune slide la sostanza del suo intervento, che rendiamo disponibili qui:

SLIDE PRESENTAZIONE ALLEANZA SUI LEP – CHIARA SARACENO

Convegno di Alleanza per l’Infanzia su Politiche educative e servizi integrati per la prima infanzia e i genitori

ALLEANZA PER L’INFANZIA organizza il Convegno “Politiche educative e servizi integrati per la prima infanzia e i genitori: una sfida che parte dai territori”, con il patrocinio di ANCI

25 gennaio 2024
dalle ore 14.00 alle 18.00
Sala del Parlamentino Inail – Piano I via IV Novembre n. 144 – Roma


MATERIALI CONVEGNO

DOCUMENTO DI ALLEANZA PER L’INFANZIA

In apertura del convegno è stato presentato e distribuito ai presenti il documento di Alleanza per l’Infanzia, dal titolo:

“Una buona partenza per crescere. Il Sistema Integrato 0-6 anni in Italia: lo stato dell’arte e le proposte di Alleanza per l’Infanzia”


REGISTRAZIONE VIDEO DEL CONVEGNO

Per chi non avesse potuto partecipare è disponibile la registrazione (in tre parti) del convegno.

PARTE 1/3

PARTE 2/3

PARTE 3/3


GALLERIA IMMAGINI DEL CONVEGNO


RASSEGNA STAMPA

“Per la natalità ruolo centrale degli asili nido” di Alessandro Rosina – Il Sole24ore, 4 febbraio 2024

Per favorire la natalità occorre garantire a tutti i bambini e le bambine il diritto a crescere e stare bene, in contesti familiari e di comunità capaci di garantire la piena espressione delle loro potenzialità, attraverso un insieme integrato di servizi sanitari, educativi, sociali e culturali che diano accompagnamento e supporto ai neogenitori. Ciò richiede l’impegno e la collaborazione di soggetti diversi, a livello centrale e locale. Se ne discuterà nel convegno di Alleanza per l’Infanzia patrocinato da ANCI, a partire dalla valorizzazione e dal confronto di esperienze e buone pratiche di politiche educative e servizi integrati per la prima infanzia e le famiglie già attive in diversi contesti.

È assolutamente necessario che Governo e Parlamento si impegnino in modo sistematico a sviluppare il sistema educativo 0-6 anni e a garantire formazione e condizioni di lavoro adeguate del personale educativo. Allo stesso tempo, i Comuni e le loro aggregazioni negli Ambiti Sociali Territoriali possono giocare un ruolo fondamentale nel promuovere l’integrazione di servizi e competenze, fornendo a tutti i neogenitori un’adeguata informazione sui servizi esistenti e investendo su quelli finalizzati alla promozione di capacità e buone pratiche genitoriali.

Il seminario coinvolge Comuni, Istituzioni, Forze politiche e parlamentari, Sindacati, Enti del Terzo Settore e Aziende e vuole offrire l’occasione di un confronto e di una collaborazione proficua che rifletta sulle tante e diverse esperienze portate avanti in questi anni e sulle direzioni e i metodi per realizzare interventi coordinati e sinergici nei territori, sfruttando al meglio le risorse umane e materiali a disposizione.

PROGRAMMA

Ore 14.00 Saluti autorità

Carla Garlatti – Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
Gianfranco Costanzo – Capo del Dipartimento per le Politiche della Famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri


Ore 14.20 Relazione introduttiva

Alessandro Rosina – Demografo, Alleanza per l’Infanzia

Ore 14.30 I poli dell’infanzia: a che punto siamo con PNRR, nidi e sviluppo sistema 0- 6 anni

Introduce e modera Daniele Chitti – Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, Alleanza per l’Infanzia
Intervengono:
Paola Romano – Assessora a Politiche giovanili, Pubblica Istruzione, Università, Ricerca e Fondi comunitari del Comune di Bari
Raffaela Milano – Save the Children Italia, Alleanza per l’Infanzia

Ore 15.10 Formazione e condizioni di lavoro del personale educativo

Introduce e modera Sandro Gallittu – CGIL, CISL e UIL, Alleanza per l’Infanzia
Intervengono:
Loredana Poli – Assessora a Istruzione, Università, Formazione, Sport e tempo libero, Politiche per i giovani, Edilizia scolastica e sportiva per il Comune di Bergamo
Alberto Alberani – Legacoopsociali, Alleanza per l’Infanzia

Ore 15.50 Il sostegno integrato alle responsabilità genitoriali

Introduce e modera Monica Castagnetti – Centro per la Salute del Bambino, Alleanza per l’Infanzia
Intervengono:
Gianluca Tuteri – Vicesindaco e Assessore a Scuola ed edilizia scolastica, Politiche per l’infanzia e l’adolescenza e Salute del Comune di Perugia
Elisa Grifantini – UNICEF Italia, Alleanza per l’Infanzia

Ore 16.30 Tavola rotonda su “Sfide e innovazioni a livello territoriale: come sviluppare sistemi integrati per la prima infanzia”

Introduce e modera Emmanuele Pavolini – Sociologo, Alleanza per l’Infanzia
Intervengono:
Alan Barbieri, The Human Safety Net – Generali
Elena Bonetti, già Ministra per le pari opportunità e la famiglia
Simona Rotondi, Con i bambini Impresa sociale
Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia e presidente ANCI Emilia-Romagna

Ore 17.15 Dibattito finale

DOCUMENTO DI SINTESI SUI PATTI EDUCATIVI

La sovra-rete EducAzioni, di cui Alleanza per l’Infanzia è parte attiva, rende noto il proprio vademecum sui Patti Educativi, tema che sarà oggetto di un prossimo confronto pubblico in presenza a Roma il 6 ottobre.

Stipulare patti coinvolgendo soggetti diversi è necessario per attivare percorsi di rigenerazione sociale, culturale, ambientale e urbana. A seconda dell’ampiezza e della articolazione dei contesti, possono essere realizzati su base comunale, municipale, di quartiere o sovracomunale (consortile).

Lo strumento del “Patto Educativo di Comunità”, seppur ha ricevuto una diffusione principalmente quale risposta di emergenza alla Pandemia, può rappresentare un passo avanti significativo per lo sviluppo educativo dei territori.
I Patti Educativi di Comunità, per avere un impatto concreto devono superare il terreno dell’azione sperimentale e straordinaria per diventare strumento di policy ordinario per combattere la multifattorialità della povertà educativa, per migliorare le competenze professionali di docenti ed educatori/trici, per migliorare il sistema scolastico senza discriminare nessuna scuola, per contribuire a processi di sviluppo delle reti territoriali intorno alla “scuola aperta” e allo sviluppo locale sostenibile. Per essere, cioè, uno spazio dove si ripensa alla scuola iniziando dal migliorarne la capacità di accogliere le carriere scolastiche più fragili e segnate da maggior fatica e intermittenza e, al contempo, favorire la qualità culturale e relazionale del territorio determinando il “successo formativo” di territorio.
Tutto ciò a partire da una sistematizzazione dei provvedimenti e delle procedure amministrative già sperimentate o adottate, in base alla normativa esistente.
Non dimentichiamo inoltre che il successo formativo e la costruzione della autonomia personale vede nei primi anni di vita un momento cruciale e fondamentale. I diritti delle bambine e dei bambini diventano oggi il primo tassello irrinunciabile nel percorso di prevenzione ai fenomeni di disagio, subalternità, deprivazione. Per questo quando parliamo di patti educativi pensiamo anche al coinvolgimento di quei servizi educativi che, a partire dai nidi e dalle scuole dell’infanzia ma anche attraverso i servizi integrativi, quali ad esempio le ludoteche e i centri bambini e genitori, concorrono al successo formativo delle persone e della comunità. Vogliamo tenere conto di una comunità educante che assume anche il percorso dell’infanzia, e dello 0-6 anni in particolare, come elemento proprio e specifico di un processo di educazione e di crescita, in cui la genitorialità si fa atto sociale condiviso.
Tra gli obiettivi principali dei Patti rientrano il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, attraverso un approccio partecipativo e la valorizzazione delle esperienze e delle risorse già presenti sul territorio.
Gli accordi prevedono vari tipi di collaborazione per rafforzare alleanze educative, civili e sociali e utilizzare beni comuni presenti in un determinato territorio in attuazione dei seguenti principi costituzionali: il principio di sussidiarietà orizzontale (articolo 118, comma 4), il principio di solidarietà (articolo 2) e quello di comunanza di interessi (articolo 43).

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A cura della Rete EducAzioni, con il contributo di:

Natalità, genitorialità e buone condizioni di crescita

Come affrontare le quattro sfide strategiche che l’Italia ha di fronte

IL DOCUMENTO DI ALLEANZA PER L’INFANZIA

Fra le sfide strategiche che l’Italia deve affrontare ve ne sono quattro strettamente collegate fra loro: la denatalità e, più in generale, le potenziali difficoltà legate a una soddisfacente genitorialità; l’occupazione femminile; l’occupazione giovanile; le diseguaglianze e il rischio di povertà tra le famiglie con più figli e quindi tra i minorenni.

Tali sfide richiedono risposte integrate per poter essere efficaci ed evitare che si pongano come scelte alternative per le famiglie e per gli individui (lavoro o figli), con il rischio di un arretramento sociale lungo tutte e quattro le dimensioni.

In Italia esiste un divario, fra i più ampi nei paesi occidentali, tra numero di figli desiderato, che rimane attorno a due, e numero effettivamente realizzato, ora sceso a 1,25. La denatalità in Italia non è, quindi, esclusivamente il frutto di cambiamenti nelle preferenze delle persone. Vi è un problema rilevante di aspirazioni non realizzate.

La partecipazione femminile al mercato del lavoro è effettivamente aumentata e sta ancora aumentando. Tuttavia, vi è un gap, anche in questo caso fra i più ampi nei paesi occidentali, fra aspirazioni alla partecipazione ed effettiva occupazione. Siamo uno dei Paesi con più bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro – 52,3% a livello nazionale, contro una media europea del 67,7% e con una differenza di 17 punti rispetto agli uomini – oltre che con grandi differenze a livello territoriale: 35,5% nel Mezzogiorno, 61,8% nel Nord, 57% al Centro.

La nascita di figli in Italia finisce per trasformarsi in una ‘penalità’ rispetto a tale partecipazione più severa che in altri Paesi, in quanto è difficile conciliare maternità e lavoro in assenza di politiche pubbliche e aziendali adeguate.

La precarietà che caratterizza la presenza dei giovani di entrambi i sessi nel mercato del lavoro, con i suoi effetti non solo sul reddito corrente, ma sulle prospettive di medio-lungo periodo e sull’accesso a una abitazione, vincola fortemente le scelte di genitorialità, costringendo a dilazionare la scelta di avere un figlio, quando non a rinunciarvi. Inoltre i divari fra aspirazioni e realizzazioni appena indicati colpiscono in maniera forte tutta la popolazione italiana, ma tendono a essere particolarmente acuti per alcuni profili di persone rispetto ad altre.

La fiducia necessaria per effettuare una scelta così impegnativa come il mettere al mondo un figlio, per altro, non riguarda solo i costi in cui si incorre, la valutazione delle possibilità di farvi fronte nel breve e medio periodo. Riguarda anche, da un lato, la fiducia nelle proprie capacità genitoriali, dall’altro la percezione del proprio valore come individui e cittadini agli occhi della collettività.

Le nuove generazioni hanno bisogno di avere di fronte a sé un quadro con alcuni punti che diano loro fiducia rispetto al futuro.

Per sostenere la formazione di fiducia nel futuro e in sé stessi, necessaria per effettuare libere scelte di fecondità, sono certamente indispensabili maggiori garanzie sul piano dell’occupazione, dei salari, dei servizi. Ma occorre anche comunicare nei fatti alle giovani generazioni il fatto che costituiscono un bene prezioso per la società, le loro scelte libere di fecondità troveranno accompagnamento e sostegno anche per quanto riguarda l’esercizio della genitorialità, che i loro figli troveranno un contesto anche extra-familiare in cui crescere bene e sviluppare le proprie capacità a prescindere dalle condizioni di nascita, famigliari, di cittadinanza, di etnia.

Qual è il ruolo delle politiche pubbliche in questo quadro?

Le politiche pubbliche sono anche più importanti che in passato se si vuole coniugare sostegno alla genitorialità, con occupazione femminile e contrasto alle diseguaglianze. Gli studi sul tema ci dicono che nessun Paese maturo avanzato ha visto ridursi i divari sopra-riportati senza mettere in campo misure solide e strumenti efficaci di sostegno alla natalità, all’autonomia (economica e abitativa) dei giovani e all’occupazione femminile. L’assenza di politiche non solo non migliora la situazione ma contribuisce a peggiorarla, soprattutto sotto il profilo della natalità.

I Paesi come, ad esempio, Svezia, Francia e, più recentemente, Germania, che hanno ottenuto risultati incoraggianti rispetto ai temi qui trattati, non si caratterizzano solo per aver impostato nel tempo singole politiche familiari più efficaci e generose di quelle italiane, ma anche per essere in grado di inviare un messaggio di fondo ai giovani: come Stato e come società nel suo complesso vi assicuriamo un sostegno quanto più adeguato possibile.

Quindi occorre una visione ampia e profonda di che cosa siano le politiche familiari, che includa anche quelle del lavoro e della casa. Comunque la ricerca e l’esperienza degli altri Paesi ci dicono che non esiste un singolo strumento in grado di risolvere le sfide qui delineate.

Per ottenere un effetto positivo delle politiche familiari su occupazione femminile e natalità è importante che vi sia un robusto mix integrato di interventi, fatto di trasferimenti monetari strutturali, interventi educativi – nidi e servizi di sostegno all’infanzia e alla genitorialità –, congedi parentali che coinvolgano sistematicamente anche i padri, servizi che facilitino l’organizzazione familiare pomeridiana, sistemi di tutela per le lavoratrici e politiche di welfare a favore di giovani e famiglie, accompagnati da azioni di sensibilizzazione volte a decostruire l’immagine della maternità come ostacolo nel mondo del lavoro e a promuovere modelli culturali basati sulla condivisione dei carichi di cura tra genitori e tra la famiglia e i servizi educativi.  Solo così si può ottenere un effetto più robusto sull’occupazione delle madri e la natalità.

CRITICITÀ ATTORNO AL SISTEMA EDUCATIVO 0-6: L’ITALIA RISCHIA DI PERDERE UN’ALTRA OCCASIONE PER SOSTENERE I DIRITTI DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE E PER AIUTARE LE FAMIGLIE CON FIGLI PICCOLI

COMUNICATO STAMPA – 11 gennaio 2023

logo Alleanza

Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni temono che non venga data piena attuazione al PNRR in merito alla creazione di posti nido e che quindi in Italia non si raggiunga nemmeno l’obiettivo del 33% di partecipazione dei bambini/e tra 0 e 3 anni ai servizi educativi nei tre livelli: nazionale, regionale e sub-regionale.

Infatti, mentre la nuova Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea fissa l’obiettivo del 45% di copertura entro il 2030 per i bambini/e sotto i tre anni, l’Italia nei prossimi anni rischia di non realizzare – né a livello nazionale, né soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno – neppure quello del 33%, che era stato fissato per il 2010.

Occorre intervenire urgentemente per sostenere gli enti locali che sono in forte difficoltà nel reclutamento di figure professionali necessarie, migliorando le procedure per individuare e attrarre persone in possesso delle caratteristiche ricercate e in numero adeguato al fine di evitare ulteriori ritardi e scongiurare l’adozione di risposte emergenziali con gravi rischi per la qualità dei servizi.

I nidi non sono solo un importante strumento di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori di bambini/e piccoli, sono anche e soprattutto strumenti per promuovere lo sviluppo delle potenzialità di ciascun/a bambino/a, nella prospettiva di costruire una società più equa e inclusiva. Per questo devono essere diffusi capillarmente e resi accessibili, anche economicamente, a tutti i bambini/e a prescindere dallo status occupazionale dei genitori. Devono anche essere qualificati chiaramente come servizi educativi, con personale adeguato e professionalmente preparato. Infatti, elemento fondamentale per garantire la qualità dell’esperienza educativa dei bambini, oltre a spazi e arredi strutturalmente adeguati, progettati e allestiti con cura e attenzione, è proprio la presenza di educatori/educatrici e docenti adeguatamente qualificati.

In questa prospettiva, accanto al rischio di mancata piena attuazione del PNRR dal punto di vista della predisposizione di posti nido in numero sufficiente, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne, Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni segnalano la necessità di prevedere la formazione di un numero adeguato di personale con la qualifica richiesta, che dal 2017 è la laurea universitaria triennale. Occorre con urgenza formare nuove generazioni di educatori e docenti, perché nei prossimi 10 anni i pensionamenti dimezzeranno i docenti delle Scuole dell’Infanzia e gli educatori nei nuovi nidi, costruiti con i fondi PNRR, sono insufficienti. Si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti previsti dal PNRR occorrano almeno altri 32.000 educatrici/educatori, oltre a quelli/e attualmente presenti.

È urgente una programmazione articolata e congiunta tra Atenei, Amministrazioni regionali e Enti Locali affinché vengano formati educatrici/educatori e docenti in numero corrispondente al fabbisogno previsto nei vari territori. Contestualmente sarebbe opportuno prevedere una formazione per gli educatori/educatrici dei nidi e i docenti della scuola dell’infanzia che rafforzi la costruzione di un percorso in continuità verticale dell’apprendimento del bambino/alunno nel segmento 0-6 anni.

Per incoraggiare i giovani a intraprendere questo percorso formativo e la professione di educatori/educatrici della prima infanzia e per garantire la qualità educativa di questi servizi, occorre da un lato riconoscere maggiormente questa professione, nella sua piena specificità e dignità educativa, in continuità con la scuola dell’infanzia, con la scuola primaria e secondaria, dall’altro intervenire radicalmente sulla giungla contrattuale e le disparità sia di trattamento economico, sia di riconoscimento professionale, che caratterizza i rapporti di lavoro, a seconda che si tratti di nidi a gestione pubblica, privata o di terzo settore.

Occorre, inoltre, monitorare la qualità di tutti i servizi educativi 0-6, anche attraverso strumenti nazionali, come già avviene nel resto del sistema scolastico e in molti altri paesi europei.

Non va, infine, trascurata la raccomandazione delle principali agenzie internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità, UNICEF, Banca Mondiale) di offrire a tutti i neo-genitori opportunità di rafforzamento delle loro capacità genitoriali anche tramite “servizi integrativi” previsti dalla normativa vigente, quali, i Centri Bambini e Famiglie e servizi analoghi, che prevedano il coinvolgimento di genitori (madri e padri) e bambini insieme, per accompagnarli nella scoperta di pratiche utili alla relazione e allo sviluppo del bambino, quali, ad esempio, la lettura condivisa, il gioco e l’esperienza musicale.

Per tutte queste considerazioni, le associazioni della rete Alleanza per l’infanzia e di EducAzioni auspicano che la Raccomandazione europea sia recepita con lungimiranza dal Governo nazionale e dalle Amministrazioni regionali e locali. L’Italia può raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti, se saranno messe a disposizione adeguate risorse finanziarie e si procederà a una attenta e articolata progettazione di una maggiore offerta di servizi educativi inclusivi e di alta qualità.

Infine EducAzioni chiede un incontro urgente con il Ministro dell’Istruzione e del Merito per affrontare le questioni legate alla attuazione del PNRR e del Piano di Azione Nazionale Garanzia Infanzia e alla formazione e reclutamento di educatori e insegnanti dei servizi per l’infanzia.


EducAzioni è un network di 10 reti e alleanze del civismo attivo, del terzo settore e del sindacato che si pongono l’obiettivo del contrasto alla povertà educativa e della promozione dei diritti delle bambine, dei bambini e degli e delle adolescenti in Italia.
www.educazioni.org