(Un’ora d’aria per i bambini)
Commento
di CHIARA SARACENO
28/3/2020
Che cosa succede ai bambini in epoca di restrizioni a causa del Covid-19 è al centro delle preoccupazioni dei genitori, ma anche di tutte quelle associazioni che si occupano di loro e dei ragazzi più vulnerabili. A un mese ormai dall’inizio della serrata a ogni tipo di mobilità e incontro, le preoccupazioni si fanno più forti e la sensazione che i bambini siano dimenticati dai diversi decreti che si susseguono è diventata acuta e diffusa.
Non ci sono più solo le richieste di consigli su che cosa fare con i propri figli, ogni giorno, tutti i giorni. E neppure solo le lamentele per la didattica on line partita tardissimo, o mai partita, o fatta con buona volontà ma scarsa competenza da parte di molti insegnanti, per il sovraccarico di lavoro che seguire l’apprendimento dei figli impone a genitori che devono spesso barcamenarsi tra il proprio lavoro on line e la supervisione dell’attività dei figli. Il web si sta riempiendo di petizioni da parte di gruppi di genitori e di associazioni che chiedono una maggiore attenzione per i diritti e bisogni dei bambini e ragazzi in generale, e in particolare di quelli variamente svantaggiati e in difficoltà, come avevano già fatto, in un comunicato congiunto, le due maggiori reti di associazioni che si occupano di bambini e ragazzi, Alleanza per l’infanzia e Investing in children.
Ci sono genitori che chiedono che anche i bambini abbiano almeno lo stesso diritto di uscire dei cani, rispettando rigorosamente le norme di distanziamento sociale. Il diritto all’”ora d’aria” è oggetto di una richiesta di genitori di ragazzi con disabilità psichiche (autistici ma non solo), perché questi ragazzi cui è stata interrotta la routine quotidiana a volte diventano violenti. Questi genitori lamentano anche l’assenza di previsione di attività e sostegni specifici da parte della scuola, che, oltre a lasciare le famiglie totalmente isolate, rischia di innescare un processo irreversibile di peggioramento delle capacità dei ragazzi. Un’altra petizione, firmata da moltissime associazioni che si occupano specificamente di bambini e ragazzi in difficoltà, richiede un intervento coordinato e sistematico, che coinvolga le scuole, il terzo settore, i servizi sociali comunali e, se del caso, il tribunale dei minori, per sostenere i bambini e ragazzi che anche in tempi normali soffrono di povertà educativa, ma anche per non lasciare soli i bambini e ragazzi che si trovano in famiglie a rischio, con cui era stato avviato un lavoro di sostegno e monitoraggio per evitare, ove possibile, l’affidamento provvisorio ad altra famiglia. Sono casi che coinvolgono migliaia di bambini e ragazzi.
Operatori di terzo settore, singoli insegnanti, qualche servizio sociale pubblico, stanno facendo quello che possono con i mezzi che hanno e anche inventando strumenti e modalità nuove. Ma il tutto è affidato alle iniziative e generosità dei singoli, il cui lavoro è spesso misconosciuto (e mai nominato) e invisibile, anche se è l’unico argine contro l’isolamento e l’abbandono. E troppi bambini e ragazzi che avrebbero bisogno di aiuto, tanto più in questa situazione difficile, rimangono abbandonati a se stessi.
Nel decreto “Cura Italia” c’è poco o nulla. Sono stanziati fondi per l’acquisto di tablet, ma, come altre parti del decreto, quando e come ciò avverrà rimane indefinito. Si consente che gli operatori sociali continuino, se ce ne è la possibilità, a mantenere un servizio, ma senza che vi siano né indicazioni stringenti né risorse. Tutto è lasciato alle famiglie da un lato, alla disponibilità degli operatori sociali dall’altro, senza sostegni né finanziari né di altro tipo, e senza neppure molta valorizzazione.
Perché il problema non è visto e i bambini e ragazzi più vulnerabili sono invisibili. Ancora più oggi, “sequestrati in casa”.
LEGGI L’ARTICOLO SU REP:
Sul tema delle richieste/petizioni sull’ora d’aria da garantire ai bambini, segnaliamo anche l’approfondimento, sempre su REP: del 28 marzo 2020