DECRETO RILANCIO: SEGNALI POSITIVI MA TIMIDI SUI BISOGNI SOCIALI ED EDUCATIVI DEI BAMBINI, DEGLI ADOLESCENTI E A FAVORE DELLE FAMIGLIE

COMUNICATO DEL 22 MAGGIO 2020

L’educazione e lo sviluppo delle capacità dei bambini e ragazzi nella prima infanzia e durante gli anni della scuola devono essere considerate un ambito di investimento tanto importante quanto la sanità e le attività produttive se vogliamo favorire la ripresa ed il rilancio del nostro paese.

Partendo da questa forte convinzione, l’Alleanza per l’Infanzia – pur valutando positivamente il fatto che nel Decreto “Rilancio Italia” si inizino ad affrontare i bisogni educativi e di socialità dei bambini e degli adolescenti nella fase di perdurante emergenza epidemica – ritiene tuttavia che serva un passo diverso e maggior coraggio, con coerenti maggiori risorse e investimenti, nel breve e medio periodo.

In particolare:

  1. È positivo che vi siano fondi per una messa a norma degli edifici scolastici alla luce dei nuovi indirizzi sul distanziamento in presenza fra studenti, per investimenti infrastrutturali e per nuove assunzioni. L’auspicio è che ciò avvenga in tempi brevi in modo da garantire un inizio ordinato dell’anno scolastico, tanto più a fronte dell’eccezionalità cui sono stati costretti allievi, famiglie e insegnanti in questi mesi. Tuttavia appare indispensabile che – per garantire a tutti quella didattica in presenza che gli esperti ritengono indispensabile per un corretto approccio e relazione pedagogica – si investano più risorse di quelle attualmente previste in personale, formazione del personale e anche per affrontare il tema della messa in sicurezza degli edifici scolastici e del loro adeguamento ad una didattica non esclusivamente frontale, problema non certo recente della scuola italiana.
  2. A fronte dell’elevato numero di bambini e ragazzi che hanno avuto accesso a poca o nessuna offerta di didattica a distanza (il 20% circa le stime del MIUR), soprattutto in famiglie con inadeguate risorse socio-culturali, appare inaccettabile che non venga programmata alcuna attività di sostegno nei prossimi mesi prima della ripresa a settembre, lasciando che a rispondere sia solo l’associazionismo civile (dove lo riuscirà a fare su base volontaria). Il rischio molto concreto è, da un lato, una drastica perdita di competenze e conoscenze da parte di molti studenti, dall’altro, un forte aumento dell’abbandono scolastico. L’Italia già si segnala per un alto tasso di dispersione scolastica e per la presenza di molti NEET (i giovani che non studiano e non lavorano) così come di molti studenti con basse competenze.
    È, quindi, fondamentale non abbandonare questi giovani a sé stessi in un periodo di forte fragilità. Ciò richiede, innanzitutto, di individuarli all’interno delle scuole (grazie all’aiuto di dirigenti e insegnanti) e poi di proporre loro un sostegno durante l’estate, anche con piani personalizzati, mantenendoli agganciati al sistema dell’istruzione, con risorse aggiuntive per gli insegnanti e anche con la collaborazione dell’associazionismo civile. Una tale sperimentazione potrebbe costituire un’utile esperienza da sviluppare in modo sistematico alla ripresa dell’anno scolastico e, quindi, anche in tempi normali.
  3. È necessario che le attività estive organizzate (centri estivi e altro) si pongano anche l’obiettivo di aiutare i bambini e ragazzi a elaborare quanto successo in questi mesi e a prepararli a un rientro diverso a scuola (dove ci saranno regole sanitarie da rispettare, modalità di organizzazione dei tempi e degli spazi diverse…).
    Inoltre, il finanziamento dei centri estivi deve tener conto delle diversità territoriali in termini di offerta, anche al fine di ridurre le diseguaglianze sociali, prevedendo forme di finanziamento e supporto orientate a colmare queste diseguaglianze.
  4. Nelle attività estive previste dal decreto “Rilancio” – comprese quelle di recupero indicate al punto precedente – ma anche nella programmazione della riapertura dell’anno scolastico, occorre prestare particolare attenzione ai bambini e ragazzi con disabilità, senza per altro considerarli un gruppo omogeneo. Al contrario, occorre tenere in considerazione tutte le diverse disabilità, non solo le intellettivo-relazionali, ma anche motorie e con diversa vulnerabilità a malattie; occorre prevedere adozione di ambienti classe, e di piattaforme DAD, ove opportuni, disegnati in maniera inclusiva e non discriminanti. Occorre anche includere i bambini e ragazzi che vivono in comunità o che sono ristretti in carcere con le loro mamme.
  5. È comprensibile e condivisibile la preoccupazione che frena la riapertura dei nidi per i bambini sotto i tre anni, dato che è impossibile applicare a loro e alle loro educatrici ed educatori, in maniera rigida e tassativa, le norme di distanziamento fisico e igienico. Tuttavia, è importante bilanciare (come è avvenuto e sta avvenendo in altri Paesi) il rischio di una riapertura controllata con il rischio degli effetti, sul piano della socialità e dello sviluppo cognitivo ed emotivo, di un prolungato isolamento entro la famiglia, o, viceversa, di soluzioni informali al di fuori di ogni controllo. Rischi che possono essere superati solo parzialmente, e per un lasso di tempo limitato, attraverso legami educativi a distanza, messi in atto da alcuni nidi in queste settimane, e che in ogni caso non offrono soluzioni all’altra funzione del nido, ovvero alla necessità di provvedere alla cura dei piccoli quando i genitori sono al lavoro.
    È auspicabile che, approfittando dell’estate e della possibilità di stare all’aperto, si sperimentino aperture per piccoli gruppi, almeno per i bambini sopra l’anno, nel rispetto non solo delle norme di sicurezza, ma delle esigenze pedagogiche e relazionali la cui acquisizione è ormai esperienza consolidata nel sistema 0-3 italiano, anche in vista di un’auspicabile riapertura a settembre.
  6. Per quanto riguarda specificamente il tema della conciliazione famiglia-lavoro, l’Alleanza accoglie positivamente la norma prevista dall’art. 95 del Decreto “Rilancio” che rende il lavoro agile un diritto esigibile dai genitori di figli fino ai 14 anni. Ribadisce tuttavia che la possibilità non è accessibile a tutti i tipi di occupazione, perciò non può essere intesa come lo strumento principale, tantomeno unico, di soluzione del tema della conciliazione. Inoltre, è importante che il lavoro a distanza preveda la possibilità di negoziare gli orari (inclusa la possibilità di fruire di part time) e sia regolato attraverso percorsi partecipati dalle rappresentanze dei lavoratori. Anche il congedo parentale straordinario rappresenta uno strumento di conciliazione molto limitato per la sua durata, livello di indennizzazione e target (solo lavoratori dipendenti). Andrebbe inoltre garantita la possibilità di fruirne in ogni forma di part time.
  7. Infine, l’Alleanza rileva come, nel pur enorme impegno finanziario dispiegato nel decreto “Rilancio”, le risorse destinate specificamente alle famiglie con figli minorenni siano relativamente contenute. Riguardano sostanzialmente, da un lato, i fondi destinati ai centri estivi e al contrasto alla povertà educativa, dall’altro, il prolungamento del bonus baby sitter e del congedo genitoriale straordinario (limitatamente ai soli lavoratori/trici dipendenti).
    Mancano un piano strutturale di rilancio dei servizi per la prima infanzia, in un periodo di gravi difficoltà, e un sostegno economico al costo dei figli, che riguardi tutte le famiglie e abbia un carattere almeno in linea di tendenza strutturale, come l’ipotizzato “assegno unico-universale” per i figli che pur era nel programma del governo e che avrebbe dovuto razionalizzare e includere i trasferimenti monetari esistenti, superandone il carattere insieme frammentario e categoriale.

Verrà pubblicato nei prossimi giorni su questo sito un documento più dettagliato di analisi del Decreto Rilancio e relative proposte.

3 Comments

  1. Sono un’assistente sociale che sta energicamente collaborando con la parrocchia e il terzo settore al fine di organizzare un centro estivo che possa finalmente rispondere ai bisogni di socialità dei bambini e di conciliazione dei genitori.
    La normativa è stringente ma stiamo facendo di tutto per progettare attività adeguate. Tuttavia, c’è un punto che rischia di far saltare tutto: l’obbligo della mascherina per i bambini.
    Posto che in un centro estivo all’aperto fa caldo, anche molto caldo, e che per quanto possiamo progettare attività “tranquille” è inevitabile che i bambini un po’ corrano e si muovano in modo vivace (non sarebbero bambini!), siamo molto preoccupati per la loro salute. Come possono tenere la mascherina?
    Per chi svolge attività sportiva è stato eliminato l’obbligo proprio in considerazione del fatto che non arriva abbastanza ossigeno ai polmoni. E per dei bambini che giocano in un parco invece vogliamo tenerlo?
    Inoltre, siamo preoccupati che la relazione educativa con gli adulti di riferimento si trasformi in un’ossessivo: “rimetti la mascherina”, “non togliere la mascherina”, “lascia stare la mascherina”.
    No, i bambini non hanno bisogno di questo.
    Occorre rilassare i divieti per conciliare i diritti dei bambini con le esigenze di salute della popolazione generale.
    Casomai agendo sulla sensibilizzazione delle famiglie ad adottare atteggiamenti protettivi nei confronti dei nonni e, in generale, degli over 60 e quindi limitando i contatti intergenerazionali.

    1. La sua lettera affronta una questione che va al centro del rapporto tra esigenze di socialità dei bambini, aspetti operativi per soddisfarle in sicurezza e dimensione educativa. L’Alleanza per l’infanzia ha insistito molto, nei suoi interventi e comunicati, affinché le restrizioni imposte dalle necessità di contenimento della diffusione del virus non portassero semplicemente alla rinuncia a far ripartire le attività socio-educative per bambini e ragazzi. A tal fine ha quindi chiesto che venissero trovate soluzioni e definite linee guida per una loro ripresa, pur nella consapevolezza dei complessi problemi organizzativi da affrontare (relativi allo spazio, al personale, alle modalità di stare in relazione). La questione della mascherina da tenere (comunque sopra i 6 anni) è senz’altro una complicazione ma, anche qui, semplicemente non usarla forse non è la soluzione. Ad esempio se corrono e sono sufficientemente distanziati è ragionevole che possano abbassarla, ma è importante che la utilizzino quando richiesto. Ma non si tratta solo di conformarsi passivamente a protocolli di sicurezza, c’è una abitudine da consolidare che poi diventa utile in generale nella loro vita sociale. L’attività ludica e di relazione tra pari in sicurezza deve poter diventare esperienza positiva in grado di trasmettere anche il valore della salute collettiva. Non è certo semplice, ma oltre al gioco, bambini e ragazzi hanno bisogno di interpretare e agire la nuova normalità che caratterizza e caratterizzerà la loro vita.

      1. Speriamo davvero che anche Regione Lombardia adotti criteri ragionevoli per consentire non solo quanto da lei ipotizzato (che possano abbassare la mascherina se corrono e sono sufficientemente distanziati) ma anche che possano non utilizzarla durante qualunque attività all’aperto, se sono sufficientemente distanziati.
        Il che non ci esime dal compito di educarli a “stare dentro” questo nuovo contesto, possibilmente in modo sereno, e a insegnarli il valore di assumere comportamenti nuovi per garantire la salute di tutti.
        Grazie per tutto l’impegno che Alleanza per l’infanzia sta mettendo per rendere le nuove regole le più umane possibili.

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